Biscottino è il nome che mi sono dato da fotografo, con questo nome corro coi Podisti da Marte. Andrea è il nome che porto nella vita, vita che con me è stata gentile mi ha dato amaro e dolce, luci ed ombre, amore ed odio.

lunedì 25 aprile 2011

25 aprile 2011

Pasquetta, in questo anno strano,  cade nella festa più importante della Repubblica: il 25 aprile.
Per tanti anni, da piccolo, non riuscivo a comprenderne a fondo il significato, poi piano piano, letture, studi e cazzeggi mi hanno insegnato il vero significato intrinseco di questa festa, festa che non deve appartenere alla sola cultura di sinistra, ma è un patrimonio comune della nostra Repubblica. L'Italia nella data convenzionale del 25 aprile del 1945 fu liberata dalla dittatura e dall'invasore tedesco.

W l'Italia!




mercoledì 20 aprile 2011

Rieccomi a casa.

Oggi 20 aprile 2011 mi trovo sul letto di casa, dopo la famigerata ricostruzione del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Il mio ricovero è avvenuto il 18 aprile alle ore 8.00 presso la clinica Humanitas a Rozzano, come tutte le esperienze della vita insegnano qualcosa.
La prima cosa importante che ho imparato è successa durante l'anestesia epidurale, dopo qualche minuto dalla iniezione ho iniziato a perdere completamente la sensibilità alle gambe, ero sdraiato nella saletta d'attesa, attaccato ai monitor con la pressione e tutto quanto e dovevo essere portato ancora in sala, subire un ulteriore passaggio dal lettino mobile, sul quale ero seduto, al lettino operatorio, questo passaggio è stato drammatico e così nei primi momenti dell'intervento, mentre sentivo laser tagliuzzare, musica d'antan alla radio e medici chiacchieroni sulle canzoni, pensavo a come in questo anno mi sono trovato a correre per sostenere onlus che aiutano persone meno fortunate di noi e li ho capito come il diventare paraplegici sia stroncare i sogni delle persone, perdere l'uso delle gambe è un handicap, un handicap importante, quanto non vedere, non sentire e altro. Non esistono handicap di serie A ed hancicap di serie B. La sensazione che ho provato è stata come essere tagliato a metà ed ho capito quanto dura e difficile sia la vita per i poveri ragazzi e le povere ragazze (uomini e donne) che non possono più camminare, anche se ho scoperto li, proprio in una sala operatoria, che il camminare - correre - è il sogno che manca, in realtà la privazione è molto più ampia.
Credo che questa, anche se una cazzata, sia stata per me una "splendida" scoperta una scoperta che avvalora ancora di più l'idea di essere, anche solo con una corsa, vicini alle persone che hanno delle difficoltà. Sono felice di aver trovato i "podisti da Marte" un gruppo di persone meravigliose che mi permettono, anche se sono una vera schiappa, di poter correre per qualcuno, corre per sostenere qualcuno meno fortunato di me.
Ho imparato anche di non essere da solo, di avere al mio fianco persone splendide, persone che mi sono state vicine in questi giorni e che il solo privilegio di conoscerle mi onora. Non voglio fare né nomi né cognomi, ma in tanti attraverso svariati metodi mi sono stati accanto. Vi voglio bene, avete manifestato per me sentimenti proprio nei momenti più difficili.
Ho tante persona da ringraziare in questo mento, Ale che è stata tutto il tempo con me fermandosi anche di notte a sostenermi e a vegliare su di me e sui mie "problemini" con la morfina. Roberto, il papà di Ale, che mi ha portato, ha portato Ale avanti e indietro, che mi ha aspettato oggi tutta la mattina; cose che si fanno per i figli non per gli estranei. Nilla, la mamma di Ale, che è salita, quasi perdendosi nei meandri dell'Humanitas, per salutarmi e portarmi la sua allegria fine, fatta di sguardi più che di parole, di gesti e di smorfie.
In ospedale ho passato due giorni dolorosi, ho scoperto un dolore forte focalizzato nelle ossa e di difficile gestione e sopportazione, ma è sempre stato chiaro davanti a me l'obiettivo: TORNARE!
Io voglio tornare, tornare a correre nelle missioni marziane, correre la semi de Paris, tornare sulle mie amate montagne, sui miei sci, insomma, voglio tornare ad essere ciò che sono.
Ho scoperto anche che grazie ad una opera devastante prima dell'intervento oggi riesco ad alzare di oltre 15cm in isometria una gamba operata due giorni fa, scoperto di avere cosce possenti e muscoli forti.
Anche il senso estetico è decisamente migliorato, ora ho la gamba sinistra completamente depilata, tranne un ciuffetto sulla caviglia, mentre nella gamba destra, all'altezza della coscia, un bel riquadro senza peli: che meraviglia!
Bhe grazie a tutti, che esperienza! Non dimenticatevi che tornerò e tornerò prima di quanto state sperando, purtroppo per voi non vi siete liberati di me.

Ah dimenticavo, venerdì mi raggiungeranno mamma e papà per passare tutti assieme la Pasqua, un altro sogno d'autore .
Mi spiace solo che la mia immobilità costringerà Ale a doversi sobbarcare molti mestieri di casa e non potrò certo esserle d'aiuto.

domenica 17 aprile 2011

17 aprile 2011

Domattina, il mio ginocchio verrà trafitto, ripulito e ricostruito, e dal 19 aprile comincerà il recupero.

Per ora vi dico, dimensione quadricipite a 15 cm sopra rotule 52cm di circonferenza.

A presto!

giovedì 14 aprile 2011

La vita mi ha portato fino qui ...

Eccoci qui per quello che sarà probabilmente l'ultimo scritto prima dell'intervento, intervento ormai noto a tutti in quanto, per esorcizzare l'evento, non faccio altro che parlarne stracciandoveli, fatto sta comunque che oggi sento il prurito, quasi morboso, di esternare delle cose mie senza sapere il perchè.
Comunque, il tutto parte da lontano, da quando ero bambino, ma proprio bambino. Nel 1971 (alcuni di voi manco erano nati) io avevo 4 anni, sono infatti del 16 giugno 1967, entravamo nella casa di montagna che i miei genitori avevano costruito, con tanto sacrificio, in una valle all'epoca quasi sconosciuta: la Valsesia. Io non sapevo bene cosa fosse la montagna, avevo 4 anni e fino ad allora le mie vacanze estive le trascorrevo al mare. Però da subito mi accorsi che lo spirito della montagna era diverso, differente sia dal ritmo "cittadino" (il mio paesone Vigevano) sia dal ritmo del mare; mancava infatti la calura, l'agitazione e l'ozio tipico delle vacanze marittime.
Ricordo ancora oggi con perfezione quel viaggio trascorso sul camion dei traslocatori, sotto un diluvio terribile, ricordo bene l'arrivo, la casa non ancora perfettamente terminata, il muro di contenimento del condominio vicino caduto, mio nonno sprofondato in un terrapieno e molti altri fatti, ho dei ricordi molto vivi di quel bellissimo periodo della mia vita. 
Arrivò il primo inverno trascorso in montagna e ricordo benissimo che volevo provare a sciare, i miei genitori - sempre attenti che avessi il meglio - noleggiarono gli sci (di legno azzurri, con gli attacchi a molla e gli scarponi di pelle nera coi lacci rossi) e presero un maestro tutto per me: Ugolino. Lo sci mi eccitò da subito e anno dopo anno, diventai sempre più bravo, ma anche le attività estive mi piacevano, adoravo, nonostante la mia giovane età salire in montagna, sfidare i ripidi pendii per salire sempre più in alto. 

Capanna Regina Margherita, Punta Gnifetti - 4554 metri.
Fatto sta che nel 1978, all'età di 11 anni, mi trovavo ad osservare il cielo, le nuvole e le cime più alte d'Europa alla Capanna Regina Margherita. La salita avvenuta da Alagna Valsesia è durata due giorni, assieme a me alcuni amici e mio papà. Ero un bambino e ricordo benissimo il fascino della salita sul ghiacciaio, il freddo, la fatica. Vedevo i miei compagni di cordata perdere il fiato e sotto questo profilo i miei 11 anni mi aiutavano non tanto perchè avessi più fiato, ma solo per beata incoscienza. Alla fine, insomma, mi sono trovato per la prima volta a 4559, anche se in seguito la punta fu rimisurata a 4554. Che emozione! La vita mi aveva portato qui, molto vicino agli angeli.
In quegli anni molte furono le salite e molte furono le vette cadute sotto i miei piedi. 
Alla fine avevo una vita idilliaca, nella mia città, Vigevano, d'estate giocavo a Basket, quando andavo in montagna scappavo "su pei monti" e d'inverno lo sci, che meraviglia, il legante di queste attività era la scuola e studiare. 
Un giorno però, alcuni anni dopo la vita mi fece un regalo, né brutto, né bello, ma un regalo difficile.
Era il 1981 ed un giorno mi sono svegliato con il collo parecchio gonfio, come avere un pallone da pallamano appoggiato tra la spalla ed il collo, proprio sulla base. 

Policlinico San Matteo, Pavia - facciata principale
Dopo le prime visite il verdetto fu spietato, dovevo andare per approfondimenti presso l'ospedale San Matteo di Pavia nel reparto di ematologia. Cominciò un periodo difficile, nel quale non avevo coscienza esatta della mia malattia, ma qualcosa mi diceva che fosse grave. Alcuni anni dopo, quando il mio stato di salute e la mia età lo permettevano fu mia mamma a nominarmi per la prima volta il nome: Linfoma di Hodgkin. La mia vita è stata cambiata in un attimo, sul subito non me ne accorsi, ma piano piano mi rendevo conto che i miei amati sci dovevano restare in cantina, così come gli scarponi, l'amato zaino della Millet e addio partite a basket. Ci sono voluti alcuni mesi di accertamento in ospedale, poi circa 9 mesi di terapie, abbastanza invasive. Tre mesi di chemioterapia, tre mesi di radioterapia e gli ultimi tre di chemioterapia. Ricordo bene il viaggio con mio papà in Svizzera per comprare i farmaci del primo ciclo, siamo andati a Lugano, abbiamo fatto una bellissima passeggiata sul lago e tornando ci siamo fermati nel comasco a mangiare la polenta, solo ora, pensandoci mentre scrivo, posso immaginare il nodo che avrà avuto mio papà in questo viaggio. Ricordo anche un evento divertentissimo, mentre scendevamo con la nostra potente FIAT 128 special nel parcheggio sotterraneo (tre piani) continuavano a fischiare le gomme e sia io che mio papà ridevamo di gusto come due bambini - a ben vedere io ero un bambino. Insomma, nel 1982 la vita mi ha portato qui, questa volta molto vicino al purgatorio. Nel 1982 non pensavo alla morte ed alla sofferenza, ma ho conosciuto morte e sofferenza durante la mia degenza in policlinico e questa esperienza ha sicuramente contribuito a farmi diventare l'uomo, anzi l'ometto, che sono oggi. Questa esperienza ha fatto, però, di me un uomo perdente, perdente perchè per natura io sono sempre vicino agli sfigati, ai diseredati, ai dimenticati ed alle persone che soffrono, odio chi è troppo pieno di se e detesto le visioni minimaliste della vita. Non riesco proprio a concepire come sia possibile condurre una vita piena di odio ed egoismo, come si possa essere o diventare razzisti. Credo che questa predisposizione sia nata e cresciuta durante la sofferenza della malattia. Quindi nel 1982 fine dei giochi. Ho perso di vista per un po' le mie amate montagne, le mie amate piste da sci. 
La vita, però, è continuata. 
Considero gli anni successivi anni molto bui, anni che hanno spento la mia anima, che hanno appannato la mia visione. Fortunatamente a volte la vita toglie con la mano destra e restituisce con la mano sinistra. 

Monte Rosa, versante svizzero, al tramonto
Oggi salgo ancora le mie montagne e così nel 2010 sono salito fino alla Hörnlihütte, capanna ai piedi de "La montagna", il Cervino o Gran Becca, come piace chiamarla a me. Anche questo dono, però, non è stato indolore, per riaccendere la mia vita, c'è voluto uno shock, un evento incredibile: innamorarsi. La vita mi ha portato anche qui. 
La persona che amo mi ha avvicinato alla corsa, per caso, con la corsa ho conosciuto un gruppo di persone meravigliose: i podisti da Marte. 
Fabrizio, Giuseppe, Laura, Giuliana, Marino, Davide, Hanna, Emiliano, Antonio, Giovanna e tanti altri sono entrati nella mia vita riempiendola di gioia e di buon umore. Con loro ho scoperto che si può correre e fare del bene: raccogliere fondi, sempre pochi, regalare sorrisi. Oggi mi guardo allo specchio e vedo un uomo - insomma un ometto - diverso, vedo una persona viva, una persona che sorride, che ama, che vive. Oggi mi sento vivo! e pensa un po' la vita mi ha portato anche qui.

El tim del genoeucc
Mi ha portato a correre una tappa della Maratona di Milano con un legamento rotto e il menisco a fettine, per divertimento, per la sola voglia di farlo, per partecipare ad un charity program e per raccogliere fondi. Non mi sono mai sentito meglio di quanto non mi sia sentito domenica pomeriggio e i giorni successivi, anche se martedì quasi non riuscivo a reggermi in piedi. 

Istituto clinico Humanitas, Rozzano.

Lunedì la vita mi porterà qui, mi porterà a ricostruire un legamento rotto molti anni or sono, a sistemare un menisco a fette. Come andrà? non lo so e non lo posso sapere, ma sicuramente sarà un successo. 
Se andrà bene tornerò tra le mie montagne e sull'asfalto, ma se andrà male sicuramente troverò qualcosa che alla mia vita darà comunque un senso, donerà alla mia vita una finalità, piccola, ma pur sempre una finalità.




Ormai ve le ho affettate e molti denti si saranno cariati, se necessitate di un buon dentista chiedete pure, ma volevo spendere le ultime parole per dire arrivederci ai miei carissimi amici "Podisti da Marte" tutti, ma proprio tutti. Ci rivedremo presto "vestiti da cretini" (senza offesa) come dico sempre ogni volta che mi vedo con i miei pantaloni aderenti e la magliettina tecnica, questa è ovviamente un minaccia!Il tempo dirà dove mi porterà ancora la vita.

A presto amici miei.


P.S. l'ho scritto di getto, non lo rileggo e com'è uscito ve lo posto altrimenti inizio a tagliare e cambiare :-)

domenica 10 aprile 2011

Milano City Marathon 2011

La mia maratona a relay iniziava così, con l'aria un po' esterrefatta di chi non ci credeva molto al ritorno da una cena per sostenere la nostra Onlus.
Sono appena 7 km, pochi direte voi, ma per chi ha un ginocchio completamente fuori uso, una malcattiva predisposizione a correre e è reduce da mesi di stop la distanza sembra rilevante e ben più lunga.

Alla fine, comunque, decido di partecipare comunque è un obiettivo che mi ero posto da tempo e volevo correre a tutti i costi questa gara.

Così questo al rientro della pizzata in compagnia di amici splendidi, persone con carattere e simpatia che fino a qualche mese fa sognavo e amici sinceri, vivi, sani.
Alla fine pian piano, arriva questo 10 aprile e ci tocca correre. Ci sono voluti mesi per rimettere in sesto la gamba atrofizzata dall'incidente del 22, mesi di duro (almeno per me) lavoro in palestra, lavoro, però, che ha portato i suoi frutti. Ora la gamba sta bene a sufficienza da consentirmi di correre tutti i 7 km.
Ultimi preparativi e si parte alla volta della Milano Relay Marathon. Con un sogno nel cuore riuscire a fare bene, anche se, per tutti i motivi che ho descritto sopra, bene è sempre relativo. Il mio obiettivo oggi è di terminare i 7 km con un passo di circa 7 min/km, passo che, aiutato dal tutore per lesioni LCA, dovrebbe permettermi di riuscire a finire i km in programma. So bene che se dovessi spingere molto di più rischierei di andare in troppo affanno e rendere la gamba inutilizzabile, l'ho provato sulla mia pelle lunedì scorso ed è stato brutto doversi fermare al km 3.5. Comunque alla fine prendiam su la Pat, mettiamola nell'auto e portiamola a fare i suoi 10.000 in velocità.

La giornata è veramente calda, estiva, alla fine vedo arrivare Ale, mi cerca con lo sguardo, ma almeno l'altezza in questo caso aiuta a vedere lontano e la ciccia a essere visto da lontano. Ci passiamo il chip e si parte alla volta del traguardo. La corsa alla fine va bene, molto bene, mi sento bene nonostante il caldo e l'arsura e ritengo che essermi allenato (che parolone....!!) in questi mesi a correre all'ora di pranzo e senz'acqua mi aiuta.
Corro la mia tappa, quasi senza vedere chi incrocio per strada, ma ricordo solo in corso Sempione di aver superato Giuliana Serracchioli che non appena ha visto il mio saluto e mi ha riconosciuto ha urlato con tutta la voce che aveva in corpo "VAI BISCOTTINOOOOO", che bello! che meraviglia, mi ritrovo vivo, vivo mentre corro con fatica e sofferenza per le strade d Milano.Negli ultimi 300 metri, circa, tutta la squadra si è riunita al mio fianco e con la bandiera dei Podisti da Marte abbiamo tagliato il traguardo, con un tempone da capogiro 4.10.12
Per quel che mi riguarda, è andato ben meglio di quel che speravo. Alla fine sono riuscito a correre in 45.50 tempo TDS e 44.43 tempo my garmin.



Non posso però non pensare che questa giornata di gioia e di felicità è per me la fine per un periodo abbastanza lungo proprio di questa gioia e felicità.
Oggi ho corso la mia maratonina fast, ma da luned' 18 inizierà la mia vera maratona fatta non di chilometri ma di dolore, fisioterapia e potenziamento, tanto potenziamento. Se tutto va per il verso corretto, senza complicazioni ed incidenti dovrei rientrare in settembre, altrimenti si vedrà.

Vorrei ringraziare tutte le persone che mi sono state vicine in questo periodo partendo dai componenti della mia staffetta, a tutti gli amici dei podisti da marte e alle persone sconosciute che mi hanno incitato sul percorso. E' con una leggera commozione che ripenso ad oggi e penso al domani, sperando di tornare pimpante come ora, anche se so che nonostante tutta la mia buona volontà questi due non li ripiglio più, non li ripiglierò mai più.



Ecco la mia giornata è finita così, pagando un park con il berretto della onlus ed un fiore in testa.



Mi piace pensare a voi e dirvi arrivederci e non addio !

Ci vedremo spero presto.

lunedì 4 aprile 2011

Reset

A volte ci vorrebbe il pulsante di reset, un pulsante che, come per i migliori computer, permetta di spegnere tutto e ripartire, ripartire ricaricando tutto il software, tutto il programma, in altri posti, in altri spazi di memoria e ripartire, soprattutto ripartire.
Quante volte mi è capitato di ripartire, quante volte sono arrivato a dire stop, alcune volte - anche di recente - ho avuto il coraggio si fermare la ruota, l'ingranaggio o meglio la macina che tutto spezza e tutto trita.
Ora ci vorrebbe un reset, un reset per ripartire.
Oggi ho corso, male! non ho fatto neppure 3.5 km, non sono riuscito: mancava tutto.
Mancava la gamba, che fa male, mancava il fiato, che il fermo obbligatorio a cui sono stato sottoposto in questi mesi ha rotto, avevo nausea fortissima, regalata da una cazzo di insalata a mezzogiorno; nausea che si è trasformata in fame visto che sono passate troppe ore dal pranzo e quindi il fiato peggiorava. Poi pensandoci, anche domenica è andata di merda, ormai non è una casualità, ma una costante, mi spiace solo per i miei soci di staffetta che avrebbero dovuto trovare un corridore vero e non uno della domenica pomeriggio sul divano.
Insomma, oggi come runner non è andato nulla nel verso giusto, nulla portava a regalarmi quel pizzico di soddisfazione che mi è utile per trovare nuova linfa e che mi avrebbe fatto sperare in un risultato "buono" per domenica, dove buono per me sarebbe finire, qui si parla di correre a 5.20/5.30, corro solo perchè è troppo tardi per andare al mare quel giorno, anche se guardar la voglia...
L'anno scorso speravo di riuscire a farmi la Becca d'Aver in solitaria, quest'anno non potrei neppure ambire a quella piccola salita di inizio stagione.
Professionalmente va anche peggio, ma qui non ne vorrei scrivere, scrivo solo che inizierò la ricerca per una nuova avventura, sperando di trovarla.
A volte, ci vorrebbe un reset, un reset per ripartire. Meglio? peggio? chi lo sa!  ripartire a volte sarebbe sufficiente.
Poi altre cose volano nella testa, ma anche queste non sono fatte per questo diario, forse per gli amici che da sempre mi sono più vicini.
Stasera andrò a dormire, con la gamba dolorante, con i sogni un po' infranti e la certezza di "correre da solo", ormai Ale è lanciata coi suoi lunghi da 16/17 km e chi la piglierà mai più, anche se onestamente non l'ho mai pigliata, ha fatto solo finta, recitando peraltro malissimo, di stare al mio fianco nella corsa. 
Domani è un altro giorno, un altro piccolo giorno che mi porterà verso il 18, sperando che tutto vada per il meglio e che anch'io non mi ritrovi nell'elenco delle persone con il legamento nuovo, ma inutilizzabile per il dolore alla rotula.
Buonanotte mondo, a domani che è un altro giorno.