Biscottino è il nome che mi sono dato da fotografo, con questo nome corro coi Podisti da Marte. Andrea è il nome che porto nella vita, vita che con me è stata gentile mi ha dato amaro e dolce, luci ed ombre, amore ed odio.

lunedì 24 dicembre 2012

Buon Natale



Ho mandato questa foto per la stampa sul libro dei podisti da Marte. 
Ho mandato questa foto perchè voleva essere un omaggio particolarissimo a delle persone speciali. 
Ho mandato questa foto perché racchiude in se tutto lo spirito che dovrebbe essere dei podisti da Marte.

Nella foto vedo un soggetto nitido e splendido: l'amicizia, rappresentata dall'abbraccio sincero tra Peppe e Federico Taranto-Bolt. Un campione, vero, Federico, che con le sue due medaglie ad Atene ci rende fieri di aver contribuito all'impresa, egli rappresenta con la sua forza e la sua semplicità il meglio che c'è in noi. L'uguaglianza, nascosta nell'abbraccio dove la barriera della disabilità non esiste.
Sullo sfondo, più sfocato, lo sport. Sport che dovrebbe sempre essere il collante delle missioni marziane e strumento con il quale si possono raggiungere i ben più nobili obiettivi rappresentati, tutti, nel soggetto. 

Quanto avrei voluto che questa foto potesse raggiungere il cuore di queste persone speciali attraverso un libro vero, invece, purtroppo non è stata selezionata e così posso solo rappresentarla qui.

Queste persone speciali sono Antonella, suo marito e Federico.

Persone che combattono ogni giorno perchè le disabilità possano essere vinte proprio anche attraverso il semplice sport.

Un auguro sincero per un Felice Natale !!

venerdì 14 dicembre 2012

Oggi cade la neve

Oggi cade la neve, come non essere ispirati da cotanto titolo, ogni inverno di quando andavo a scuola alle elementari, e cadeva la prima neve arrivava inesorabile il tema "oggi cade la neve, le tue impressioni". Che poi, diciamocelo, che impressioni vuoi che faccia la neve che cade.
Però ora che sono anziano ho compreso che le impressioni variano a seconda del periodo della vita, e tutto questo l'ho capito grazie a quei maledetti temini che arrivavano così come la bassa pressione, praticamente previsti da Bernacca. 
Ricordo, quando ero giovane e brutto (solo una delle due cose è rimasta col tempo) vedevo nelle giornate di neve una grande festa la possibilità di un mondo magico, ovattato e silenzioso, pieno solo dei nostri schiamazzi e delle nostre risa. Poi crescendo un po', ma mica molto, nelle giornate di neve vedevo la felicità del silenzio e della solitudine, ricordando solamente il rumore delle lamine degli sci in lontananza. Che bello era, ricordo che salivo all'alpe di Mera e sulla seggiovia (vecchissima, si saliva ancora di lato, ma fatta a Berna) sentivo solamente le lamine in lontananza che arrivavano dal Camparient oppure dalla pista di rientro. Un paesaggio magico e ovattato, nessun rumore. Poi dopo un po' gli anni bui, quando nevicava riuscivo solamente a vedere il traffico e l'impossibilità di raggiungere la sede di lavoro, lontana, dove, secondo me, tutti aspettavano il sottoscritto, dove i bit si sarebbero fermati senza la mia presenza, fortunatamente, poi, ho scoperto che non era vero nulla e che i bit sarebbero andati ugualmente con o senza di me.
Poi si arriva ormai ad età "avanzata" e quando nevica nasce un mix di emozioni, emozioni fanciullesche di felicità e di gioia, mischiate a emozioni di solitudine ed introspezione. Di silenzio.
Oggi guardo con gioia la neve che cade, essa uniforma tutto, colora tutto di bianco e rende uguali, ma diversi gli oggetti. Li vedi unici, ma simultaneamente risultano uguali tra loro, ovattati. La neve sarebbe una splendida società, ci renderebbe simili, paritari, con uguali diritti ma unici nel nostro essere.
Poi guardo ancora la neve e ne sento il silenzio, i rumori vengono soppressi, sparisce quel rumore di fondo, inutile, e resta il rumore vero, quello che conta e quando questo non c'è, restiamo noi, con le nostre paure i nostri sogni e desideri.
Interessante il volo che mi sono permesso stasera, il tutto nasceva da fatto che guardavo nevicare e pensavo ad oggi.
Oggi IO sono andato al lavoro, mentre la mia compagna è rimasta a casa in ferie. Dopo la giornata saluto Lorenzo e faccio i bagagli per uscire dall'ufficio, ma mi rendo conto che qualcosa manca, sembra che io mi sia dimenticato di qualcosa, qualcosa di cui è scontata la presenza, ma apprezzo ogni volta che non c'è. 
Stasera mancava la mia Ale, certo era a casa e mi aspettava, ma mi è mancata l'uscita da solo, il bacetto al semaforo, camminare fianco a fianco, evitando i piccioni sul filo, per arrivare al parcheggio, salire scherzando in auto e ridere per la strada. Queste cose, ogni giorno, sono scontate, ma non è così. Ho combattuto e sofferto per averle e mi rendo conto, solo a volte, che in realtà devo meritarle ogni giorno, devo fare del mio meglio per mantenerle. E' bello averla a fianco ogni giorno, andare e tornare dall'ufficio con i suoi sorrisi.

mercoledì 22 agosto 2012

Midnattsloppet 2012

Eccomi qui, manco decisamente da un po' di tempo, ma manco per cause di forza maggiore in questi giorni ho fatto molto, molto per il mio morale. 
Dapprima ho portato i miei genitori in Alta Pusteria tra le dolomiti di Sesto. Mi hanno chiesto circa 10 giorni prima della partenza se ci fosse stato un buco per loro nell'hotel, immediatamente sia io che Ale abbiamo avuto un sussulto, un sussulto che capita solamente nelle grandi occasioni, così ho immediatamente telefonato in hotel per riservare un'altra camera doppia con vista sulla splendida meridiana di Sesto: c'era!
Così pochi giorni dopo siamo passati a recuperarli, io non avevo ancora il tatuaggio sul polpaccio, caricati i bagagli in auto - difficile farli stare, la mia auto è piccola, e dovevamo metterci zaini, imbraghi, dispersori, bacchette (mai usate), scarponi (i miei taglia 46 !!), caschetti etc - si parte. 
Io ho ricordi delle vacanze con i miei genitori solo di quando ero bambino, loro dal 1982 non hanno più fatto una vacanza. Ero felice, felice perchè per una settimana uscivano dal loro piccolo mondo, lasciavano alle spalle casa e problemi e si ritrovavano in un hotel dove sarebbero stati serviti e riveriti per una settimana e poco più.
Li abbiamo portati a spasso ma ciò che per me è stato meraviglioso è stato portarli a vedere le tre cime di Lavaredo, saliti in auto, fatti due passi mio papà decide che vuole vedere il lato "bello" delle tre cime e così iniziamo a camminare verso il rifugio Locatelli. Decidiamo, ovviamente, di non proseguire fino al rifugio, ma di fermarci in una piccola sommità dalla quale si vedono le tre cime sul lato buono. 
Vedo mio papà guardare la montagna, non posso non pensare di colpo che quell'uomo - anziano - che guardava le montagne stupito è l'uomo che mi ha fatto amare la montagna. Mi portava da piccolo in Val Sesia in lungo ed in largo, mi ha insegnato il rispetto per quelle vette austere, mi accudiva e mi curava con lo sguardo e non solo. L'uomo che avevo davanti è mio papà. Io lo guardavo da sotto le mie lenti polarizzate e specchiate di blu, guardavo e una, o forse più, lacrime hanno solcato il mio viso. Sono stato felice, ho ritrovato mio papà in montagna, l'ho ritrovato proprio quando meno me lo aspettavo. Ho ritrovato la mia famiglia proprio quando meno me l'aspettavo.


Ritorniamo, dobbiamo recuperare mia mamma che si è fermata sulla selletta che doppia le tre cime, iniziamo a risalire e davanti a noi mio papà guida tutti con il suo passo spedito, non dimostra i suoi 78 anni, ma ce li ha. Così mi accorgo che questa volta sono io ad accudirlo e curarlo con lo sguardo (senza farmi accorgere) e non solo. Alla fine ritroviamo mia mamma, preoccupata, già immaginava di dover chiamare il soccorso alpino ed invece... noi siamo li sani, salvi e felici.


Sono giorni che non dimenticherò mai, giorni che da soli pagano una vita intera.
Dopo un po' di giorni io ed Ale decidiamo di salire al rifugio Gnifetti in Val Sesia, sarà per i ricordi appena riaccesi, sarà per la voglia di salire ben oltre quota 3000, sarà per rimettere i piedi sul ghiaccio dopo l'infortunio o sarà semplicemente per curiosità fatto sta che dalla Funifor a salire è un ricordo dietro l'altro vedo passare davanti a me la mia "nanitudine", ossia quando da nanetto salivo in lungo ed in largo per quelle montagne.



E così che emozione dopo emozione, ricordo dopo ricordo, arriva il momento di partire per Stoccolma. Questo viaggio per me è anomalo: io ed Ale non siamo soli. Con noi Rita, persona delicata e meravigliosa. Rita è stata una compagna di viaggio unica, perfetta. Già prima di partire avevo stima e simpatia per Rita, ma al ritorno questa è salita all'ennesima potenza. Ho passato dei giorni stupendi in una città meravigliosa che amo.
Poi è arrivato Peppe con i suoi baffetti da sparviero ed il fare da vero latin lover, che qui a Stoccolma piace.


Bhe poi è arrivata la corsa, che dire della corsa ... bhe è una corsa! non posso certo aspettarmi quello che avevo vissuto prima  :-)
Io non sono un gran corridore, non sono veloce e mi costa tanta fatica il gesto della corsa, quindi obbligatoriamente non ho tutto il relax che molti amici e conoscenti, così come Ale, hanno; quando corro non guardo in giro, non mi rilasso. Questa corsa è per me, però, unica, i chilometri volano e sono volati anche quest'anno nonostante la nausea ed il quasi vomito. 



Avrei potuto fare meglio? non lo so e onestamente non mi interessa. Quello che so è che mi sono divertito, nonostante tutto, e che i dieci chilometri sono passati in un attimo. Ecco l'unico appunto: magari metterei acqua un po' meno fredda ai ristori, ma alla fine chissenefrega! la Midnattsloppet è unica e molto probabilmente l'anno prossimo ci sarò ancora.







Arrivederci Stoccolma !!




lunedì 2 luglio 2012

La felicità è questione di piccole cose

Ricevo per email e integralmente pubblico. 
Ricordo che questa non è la mia donazione, ma donazione di un grande uomo, che purtroppo, ci ha lasciati, e sua deve essere per sempre la memoria.
La felicità è sapere che nulla è vano, nulla è inutile. Sapere che anche pochi spiccioli possono aiutare persone in difficoltà, persone che hanno una vita sicuramente più dura della nostra. Ricordare un amico in queste occasioni è speciale e fa bene al cuore.



venerdì 1 giugno 2012

Cortina-Dobbiaco 2012

Ormai mancano poche ore alla partenza per la Cortina-Dobbiaco splendida gara in una delle cornici più belle che le montagne del Nord-Est ci sanno regalare. Durante il percorso si sfiorerà il Cristallo, monte che domina la bellissima e suggestiva Cortina, si lambiranno le Tre cime di Lavaredo meravigliose e solitarie che si ergono verso il cielo. Però, perchè c'è sempre un però, io non la correrò. Questa per me è un'altra delle corse 2012 alla quale non ci sarò. Peccato.
Quest'anno, come lo scorso e forse come il prossimo e il venturo, è un anno strano, molte corse soppresse, molte corse alle quali già sapevo di non poter partecipare già al tempo della iscrizione. 
Amen! Sarò a Dobbiaco ad attendere Ale, che almeno potrà divertirsi senza zavorra ai piedi come accade spesso ormai. 
Ha ragione GioGio quando dice che anche essere presente ad un evento dove tutti parleranno di quell'evento è pur sempre allenamento. 
Alla fine anche il meteo gioca contro, pioverà e farà brutto, così non posso manco provar a salire su qualche montagna nell'hinterland di Dobbiaco e quindi per non aver tentazioni lascio a casa scarpette per la corsa e scarponi da montagna, manco un cordino per passare il tempo mi porto. 
In certi momenti vorrei solo cavalcare la mia moto, sentirne il rumore e le palpitazioni prima di preparare una curva, la testa è li senza pensieri ma impegnata. Ha ragione chi dice che una volta indossato il casco ci si trasforma, spesso per me è un rifugio, nel silenzio (più o meno) del casco e con la strada che corre via veloce. Domenica lo sarà la Val Pusteria, lo sarà Dobbiaco, spero silenziosa come la ricordo.
Alla prossima!



giovedì 17 maggio 2012

104 miliardi

104 miliardi si dovrebbe scrivere 104.000.000.000 una cifra illeggibile dove ci vengono normalmente in aiuto gli esponenziali in base 10, ma questo è il valore fissato oggi per Facebook.
in un primo tempo ero riluttante, come lo sono sempre stato a social network, web 2.0, msn and more, poi piano piano la mia vita è cambiata, sono diventato un po' meno ruvido ed ho scoperto che erano mezzi meravigliosi per poter condividere passioni ed amicizie. Piano piano ho iniziato a tessere un tela su questi nuovi mezzi, lasciando che Facebook diventasse il principe nella mia vita privata, ho eliminato tutti i miei colleghi o ex colleghi con i quali non ci sia un rapporto di amicizia e piano piano alcune persone sono diventate importanti, importanti proprio perchè hanno con me dei rapporti di amicizia reali, rapporti che non terminano sul social network. In questi giorni ero incuriosito dalle cifre da capogiro che quotavano proprio dietro alla quotazione in borsa ed oggi è arrivata la notizia: Facebook vale 104 miliardi di dollari.
Mi sono chiesto cosa renda Facebook così prezioso, certo le informazioni che vi sono contenute in primis - non sono così stupido e in questo campo ci lavoro da troppi anni - ma deve esserci dell'altro perchè le informazioni da sole sono volubili, oggi valgono domani non più se gli utenti che le alimentano non vengono fidelizzati. Questa è la chiave di volta la fidelizzazione, Facebook (FB per tutti, come se fosse un amico globale di tutti noi) ha creato un microcosmo di vita reale proiettata sull'onda veloce dei bit che corrono incontrollati in rete (a volte persino nel tunnel della Gelmini), questo microcosmo pullula di personaggi (io ovviamente sono fra questi): personaggi strani, che manifestano tutta la loro stranezza, personaggi simpatici, antipatici, seri, professionali, giocherelloni; nascono amori, veri o fittizzi; nascono e muoiono amicizie reali o virtuali. Ormai il confine è labile.
FB mi ha aiutato a fare un passo avanti a capire che anche qui, come nella vita reale, tra gli amici esistono quelli veri ed i semplici conoscenti. Amici veri ne ho molti, amici che sanno comprendere quando sei in difficoltà, che ti incitano quando ti serve essere incitato, che ti "lasciano nel tuo brodo" quando serve restare nel tuo brodo, che usano li tuo od il loro wall come se fosse una chiacchierata al bar, dove le incomprensioni si risolvono subito li chiacchierando, altri invece, non la pensano così ed anche nel mondo dei bit si sentono un filo più su, ma poi più su de che?, e alle piccole incomprensioni, magari ad una risposta secca o una domanda troppo secca (perchè in un momento di difficoltà) si offendono, cancellano la loro frase incompresa, in modo che non si legga, ti scrivono in privato sulla mail e di dichiarano offesi, offesi solo perchè hai sentito la necessità di chiarezza, perchè hai avuto bisogno di chiarire un concetto espresso. Poi come si conviene ad un perfetto mondo virtuale, ti tolgono l'amicizia, più facile su FB che nella vita vera. e poi la tolgono anche alle persone a te vicine. 
Io osservo divertito, guardo e penso (lo so, vi chiedete come faccia a pensare con un solo neurone, ma ne ho chiesto in prestito uno ad un amico su FB) penso a come alcuni mezzi facciano uscire il bambino che c'è in noi anche se abbiamo già sentito suonare la campana dei 50 e come ci si debba sentire importanti e pieni di se dopo aver dichiarato la propria offesa, non accettato di comprendere un momento di difficoltà. Bhe virtuale o reale che sia la vita queste persona non meritano nulla e grazie a Dio se ne vanno da sole per la loro strada, sul loro gradino rialzato. Però penso a questo fenomeno e capisco perchè valga 104 miliardi di dollari.
Ora è suonato il contaminuti della torta, vera, fatta di farina, pere, marmellata, uova e tutto quello che ci deve essere dentro, la torta è vera e la mangerò con la persona che amo e che per colpa mia dovrà fare a meno di una amicizia su FB.


venerdì 11 maggio 2012

Non esserci

Non attraverso un periodo felice dal punto di vista atletico, se così si può dire, sono appesantito e debole. Questa condizione ha pesato, ed ancora pesa, e fa si che debba rinunciare a molti appuntamenti che invece mi avrebbero fatto felice, devo spedire - per sua fortuna - Ale a correre da sola. 
A volte però non esserci fa bene! 
Perchè dico così? perchè non esserci stato giovedì 10 alla missione numero 35, e non esserci stato per scelta non per esigenza, ha fatto bene. Mi ha fatto capire che correre è bello e mi ha fatto capire che è stato più "doloroso" non partecipare piuttosto che partecipare appesantito e debole. 
Sono felice, è sicuramente lo stimolo che mancava per ritornare alla missione numero 36.

venerdì 27 aprile 2012


Grazie a tutti per la vicinanza, mai in vita mia mi sono sentito così coccolato e così abbracciato dall'affetto degli amici, tanti amici.
Forse per la concitazione nella scrittura o forse la necessità di riordinare velocemente idee che ordinate non sono, tipico del nostro tempo dobbiamo essere veloci a tutti i costi, potrei non essere stato chiaro, doveva essere un intervento di poche righe, invece è uno dei post più lunghi, disordinati e poco chiari che io abbia mai scritto. 

Vorrei precisare alcune cose, che è necessario precisare:

Per prima cosa, non è un addio, ma semplicemente la necessità di staccare la testa dalla pressione. E' vero quando si dice non devi pensare a cronometri, ma è anche vero che è inutile partecipare ad una mezza maratona, con limite a 2:30 quando sai che non starai in quel tempo e quindi qualcuno, prima o poi ti inviterà, più o meno gentilmente a lasciare. Quanto questo possa essere frustrante potrà raccontarvelo chi lo ha provato, magari recentemente. Frustrante perchè si vede svanita la possibilità di provarci, di provare ad arrivare alla fine, fine di una tappa del viaggio. 

Ho visto termini come piacere e vittoria. Vittoria è fuori luogo e fuori discussione, ci sono molti elementi, il primo è il colore della pelle, che fanno si che il termine vittoria sia incompatibile con la mia condizione di podista. Piacere, ecco, questo termine è sicuramente più attinente, ma cosa è il piacere? E' piacere non riuscire laddove si spera di riuscire? E' piacere sapere che la compagna con cui vivi potrebbe correre come una gazzella ed invece sta li al tuo fianco a soffrire perchè le tue gambe non vanno? E' piacere svegliarsi alle 6.30 per partire con l'auto per un luogo lontano, cambiarsi, partire sapendo che prima o poi qualcuno ti dirà: "E' tardi, sei fuori tempo, dobbiamo riaprire, accosta". Non è eroico, è stupido e poco divertente. 
Riscoprire, invece, che il proprio corpo piano piano comincia a rispondere alle sollecitazioni, che il ginocchio riprende a rimbalzare, che il passo comincia a girare e che le scale sono tornate scale e non più incubo è più piacevole. Ci sono però momenti in cui è necessario che la testa stacchi, non per sempre, ma stacchi. 

Tornerò, certo che tornerò, i marziani sono splendidi, così come è splendido il progetto che si porta avanti giorno per giorno, devo solo ripararmi.

In generale, spesso, ed io sono il primo a farlo, pensiamo di sapere ciò che è meglio o peggio, ma in realtà ogni persona, ogni uomo o donna, è differente dall'altro, ognuno di noi è singolo, la nostra singolarità non dipende dal fatto che somaticamente siamo differenti l'uno dall'altro (c'è chi è più peloso, come il Capitano, chi è più ciccio, come me, chi ha il naso o le orecchie grosse ... e qui mi fermo) ma la nostra singolarità sta nel bagaglio di esperienze, di sentimenti, di sogni e di ambizioni che coviamo nel nostro cuore e nella nostra testa. Apro una piccola parentesi i crimini peggiori sono proprio quelli che invadono e spezzano sogni ed ambizioni, che toccano gli uomini nell'anima e nei sogni. 

Io arrivo da una esperienza e un passato privo di condivisione, privo di momenti di gioia vissuti assieme. Spesso passavo il mio tempo libero a "fare cose" per l'altra persona, mai per me e soprattutto mai per noi. Ora ho una vita nuova, con una donna meravigliosa che riempie la mia vita di gioia ed attenzioni. Molti momenti li abbiamo passati condividendo proprio la corsa, ora però non riesco più e per ora con questo devo fare i conti. Qui inizia il viaggio, perchè di inizio si parlava nella citazione di Marino e non di arrivo, inizia un viaggio nuovo che non so dove mi porterà, ma sicuramente passerà nel cercare momenti assieme, ma nella consapevolezza che non devo diventarne un peso. Non posso pesare su Ale, non devo pesare su Ale e vorrei lo capisse.

Ora devo solo comprendere come incastrare tutti i tasselli e come rimodulare il nuovo, questo devo farlo da solo lontano da uomini e donne in mutandoni con grossi orologi ai polsi e strani copricapi. 

Alla fine, purtroppo per voi, è un arrivederci, non un addio... 


giovedì 26 aprile 2012

Sarebbe più semplice, ma ...

E' un brutto periodo per me ed il mio ego, anche se ormai è rilegato nel polveroso ed inutile indice di un libro dozzinale di pessima scrittura, è un po' frustrato. 
Guardavo oggi le foto di maggio 2011 quando erano ancora evidenti i buchi lasciati dall'artroscopia ed il gonfiore al ginocchio. 
Che palle, direte tutti voi, sempre con questo ginocchio.
In realtà il fracasso del mio ginocchio è stato un evento che ha segnato tutto il 2011 e sta segnando anche il 2012, è passato 1 anno e 8 giorni dal giorno dell'intervento, sapevo che non era una passeggiata e che il recupero sarebbe stato difficile. Ho commesso degli errori? sicuramente! ma chi non ne commette. Ho commesso l'errore di voler correre, correre a tutti i costi, di sottovalutare il tempo che passava e la gamba che non si ingrossava, ho commesso l'errore di voler tornare "nuovo". Nuovo non tornerò, si sa, ogni infortunio lascia comunque un segno, nel mio caso l'infortunio è arrivato in una fascia di età non più reattiva dal punto di vista della crescita muscolare ed a questo devo aggiungere una serie di lacune preesistenti sul mio fisico che, oggi, ho deciso di recuperare.
Succede così che oggi mi guardo e vedo che la mia camminata è meno dinoccolata di prima, che tutto sommato la corsa, anche se lenta e debole, è più fluida, la mia gamba sinistra oggi lavora come la mia gamba destra, l'equilibrio è migliorato, insomma, alla fine è stato come ricominciare.
Ricominciare è brutto e duro, ricominciare vuol dire ripartire da zero, vuol dire che ciò che eravamo non lo siamo più. 
Il 18 aprile 2011 entravo in ospedale pieno di speranza sicuro che avrei recuperato un arto, già in difficoltà, in breve tempo, pensavo che la mia assenza fosse breve e che il ritorno sarebbe stato fulmineo e più performante di prima. Sono entrato in ospedale con la capacità di correre costantemente per circa 10 km al mio passo naturale sui 5.50 min/km, pensavo che in un istante la sistemazione di un crociato rotto da anni mi avrebbe portato a ripartire da 5.50, non è stato così. Tendenzialmente io ho le cosce grosse, robuste e muscolose da sempre, si vede fin dai filmati in super otto di quando ero bambino e camminavo col costume al mare, il 19 aprile 2011 mi guardavo la gamba, avvolta in una calza bianca e vedevo l'osso della coscia come avviene quando guardiamo le cosce di pollo del supermercato. Il 20 aprile con uno sforzo sovraumano riuscivo a malapena ad alzare di un dito il tallone del piede in isometria, io che fino al 17 aprile facevo circa un centinaio di alzate, in vario modo e titolo, in isometria. Il 17 aprile la mia coscia era come il marmo (turgida e nodosa, avrebbe detto SuperSex - ricordi di adolescenza), il 19 aprile era gelatina bloccata, non riuscivo a piegarla e nella rotula sentivo un dolore mai provato prima, forte, intenso, inevitabile, un dolore che ti chiudeva la gola, il dolore osseo del tunnel. Nei giorni seguenti piano piano sono riuscito a costruire piccole serie di isometria, 10 ogni ora, piccole serie per i glutei, 5 ogni ora, sudavo e facevo fatica, la gamba faceva male. Ero ancora un fiore ottimista. Ho lottato, litigato, ho messo duro lavoro: volevo partecipare alla Midnattsloppet il 18 agosto. L'ho fatto, un pezzo corsa, un pezzo camminata, ma c'ero.
Avevo un sogno correre la mia prima mezza con la prima mezza di Ale, il sogno si è infranto in una giornata di novembre con l'Alpin cup, quando Ale ha scelto Peppe per condividere il suo sogno. Pazienza. Poi è arrivata la mezza di Vigevano, la scarpa d'Oro, bellissima corsa, con una organizzazione degna di lode, anche li il sogno di una mezza, il sogno di un recupero ha iniziato a vacillare niente corsa e niente muro per il sottoscritto, zoppicavo, correvo rigido un fastidioso male al piede destro e alla caviglia sinistra mi torturava e si sommava ad un dolore intenso nel ginocchio "matto". La scarpa d'Oro è stata sicuramente un'esperienza, esperienza che mi ha fatto comunque capire che non è tempo e non è ora. 
Ale alla MCM si è divertita, molto, divertita perchè ha corso, nel termine corretto, ha corso per lei, per la sua andatura: "... ho corso con loro, affiancati, vanno piano 5.50". Io non riuscivo a farne 6.40: 1 minuto in più al km, un'eternità! Poi Genova dove Ale finalmente vola e chiude sotto le 2 ore.
Qualcosa si è rotto.
Oggi è stato per me giorno 2, giorno 2 è caratterizzato da correre mezz'ora il 15% più rapido del passo tenuto nei migliori 10 km della domenica. Oggi sono uscito, dopo il riscaldamento ad andature (per alzare il battito, devo correre partendo già in alto) ho corso un po' meno di 30 minuti, ma ho corso più di tre km, ho corso d'istinto e ho ritrovato il mio passo 5.50, così naturalmente senza forzare le gambe; ora il problema è il mantenerlo nel tempo, ma per quello si lavora. Le gambe finalmente ammortizzano, tutte e due, reagiscono, tutte e due, e la testa è libera, la testa oggi lasciava appoggiare i piedi senza controllarli, senza pensare. Lasciava che tutta quella impalcatura che abbiamo costruito in un anno e passa (compresi i plantari ortopedici) lavorasse al meglio, ai polpacci, massacrati in giorno 3, lasciava la spinta, lasciava che spingessero anche le dita dei piedi. Oggi tutto iniziava a girare come deve girare. Ma qualcosa s'è rotto.

Questo è un nodo Marchard, anche se molto poco nobilmente realizzato sulla gamba del mio ferro da stiro, per chi non è avvezzo ai nodi, questo nodo, realizzato nella versione monodirezionale (come nella foto), permette all'asola di scorrere in un solo senso. Anche io ho bisogno oggi del mio Marchard, ho bisogno anche io di essere sostenuto dal mio nodo che impedisca al sottoscritto di scivolare verso il basso, di cadere. Il bello del non è che chi ne ha bisogno è lo stesso che deve realizzarlo, e quindi, alla fine, si è nell'operato delle proprie mani e delle proprie capacità. Io non sono bravo a fare nodi con la corda figuriamoci dei nodi nella vita, però è arrivato il momento di provarci e di avere un piccolo nodo su un cordino da 10 che mi permetta di risalire, con tranquillità. 
Nel mio precedente post un amico, sincero, scrisse "Ripartire e riorganizzare i propri obiettivi è un primo passo per un grande viaggio." il problema vero è riuscire a organizzare il nuovo viaggio conservando gli attuali compagni di viaggio, o almeno quelli importanti, e questa è la parte difficile.
Dove porterà il mio nuovo viaggio non mi è dato di saperlo in questo momento, sicuramente oggi devo pensare a molte cose, a come alcune decisioni non debbano pesare sulle passioni di Ale, che occupa il posto dei posti nel mio viaggio. Ad oggi ho solo deciso di disintossicarmi, di lasciare che i cronometri, le grandi corse, le maratone, le mezze maratone, le ripetute diventino un affare privato, ho deciso di non condividere più i tempi e di non vivere più di corsa. Non cancello Facebook perchè alla fine mi piace e ritornerò, ma semplicemente non lo leggerò per un po' (amici che leggete il blog, scusate l'assenza, ma sono sempre io ed ho una mail che tutti conoscete). Così come per un po' nessuna corsa.
Per questo motivo il 10 maggio non sarò alla missione marziana, non sarò Shilo, o Milo, al fianco di Ale, sarebbe più semplice dire ho un impegno, non posso venire, ma la verità è un altra, non ho voglia di venire, di essere circondato da quel modo di cronometri, ripetute e maratone che oggi mi fa male, sarebbe facile rinunciare a ciò che piace fare e agli amici con cui sto bene dicendo non posso, ma io voglio dire non voglio. Non ci sarò e sono felice, per questa volta, di non esserci.

Un Biscottino in riparazione.


domenica 22 aprile 2012

Mezza maratona di Genova

Domenica si è corsa la MCM 2012, sulla finish line decisi che non avrei partecipato a "la mezza maratona di Genova". 
Correrla sarebbe stato un non senso, sapevo che mi sarebbe stato quasi impossibile finirla e del tutto impossibile finirla nel tempo massimo di gara.
Così, latitando tutta settimana, sono riuscito a far correre Ale senza tutto il mio peso e la mia presenza al suo fianco, finalmente libera. 
Così libera da fardelli ha potuto volare ed ha così chiuso con uno splendido 1.59:03 real time, suo PB sotto le due ore.
Ale è forte, atleticamente preparata e con una grande passione per questo sport, che la diverte, e tanto. In questi tempi la sua decisione di correre tutte le corse al mio fianco l'ha demotivata, ma, fortunatamente, la tappa alla MCM corsa con Fabrizio e gli atleti Abbraccio l'hanno nuovamente ricaricata riportando quella voglia, sana, di fare bene. Dopo domenica ha deciso di correggere il suo programma con il PT e le si sono  illuminate nuovamente le pupille. 
Sono felice di non aver corso, ed un po' non lo nego, nella mia decisione ha contribuito la volontà di di dare ad Ale la possibilità di un riscatto, di piombare nuovamente nel suo sport; detto in altri termini (in francese) volevo levarmi dal cazzo.
Oggi Ale è partita ed ha realizzato una corsa fantastica chiusa in un tempo di tutto rispetto oltre 10 minuti sotto il tempo fatto all'Alpin cup con il pacer Peppe. 

Questa cosa mi riempie di immensa gioia e  felicità. 

Oggi la mia assenza mi ha fatto felice, ma mi ha anche fatto capire che è tempo di cambiare, di dare un new deal, reale, alla mia vita, di lasciare la possibilità ad Ale di volare e di realizzare quella frase che Peppe ogni volta le ripete "lo dico a te, a lui non parlo neppure, a quando la 42?" Peppe ha visto lungo! Ora Ale vola per me.






Un saluto a tutti i marziani Genovesi, complimenti a Peppe e Marino per il loro P.B. e al Bigno per il suoi 100km.

Ci rivedremo, un giorno ... 


mercoledì 18 aprile 2012

MCM Relay 2012

Tutti gli anni arriva l'appuntamento con la Milano City Marathon, certo, in generale correre a Milano non è così coinvolgente come correre in altre città, Milano è fredda, scorbutica, caotica e nelle occasioni in cui al milanese medio si impedisce di fare la cosa che più ama fare, ossia andare in macchina ovunque, questo diventa veramente "scatenato". Così quest'anno una amministrazione cittadina, un filo più sensibile della precedente, ha deciso di proclamare la giornata della MCM, ma anche della Stramilano, "Domenica a piedi". Tutti felici, o quasi.
La scorsa edizione è stata caratterizzata da un caldo estivo prematuro, quella di quest'anno invece ha coinciso con l'arrivo del monsone di primavera. Ormai ogni anno assistiamo impotenti alla tropicalizzazione del nostro clima. Quindi una MCM sotto il segno del bagnato.
Il rito è sempre lo stesso: nella giornata precedente si ritirano i pettorali e si fanno due conti sugli orari previsti per il cambio, ci si saluta e tutti in attesa del D Day o Jour J.
Arriva così la mattina, ci siamo alzati, colazione abbondante, sguardo fuori dalla finestra: piove!
Ci si arma di coraggio, si disegnano le strategie per non utilizzare il deposito borse, riuscendo a stare coperti fino alla fine e riuscendo a cambiarsi subito. Si preparano gli zaini, io metto nel mio il cambio di Ale e lei nel suo il mio cambio. 
Usciamo.
Marino corre la prima tappa, Davide la seconda, Ale la terza ed io l'ultima.
Arriviamo verso le 10.30 in P.ta Venezia incontriamo Giulia, una collega, ed Emiliano Sacchi. Emiliano è sempre un mito, arriva fresco con ombrellone e pupazzetto di Cora al fianco. Beviamo un caffè. Nell'attesa vediamo Foianesi (che non ci vede) passare, fermarsi un attimo abbracciare la moglie e ripartire. Vediamo Laura di buon passo e rilassata, ho capito che avrebbe fatto un tempone. "Il Modesti" che non manchiamo di incitare. Alla fine, saluto Ale mi appresto, sotto la pioggia, a raggiungere Viale Papignano, che sarà la zona del mio cambio. Arrivo e continua a piovere, dopo aver girovagato per cercare un bagno - per fortuna trovato anche - vado verso la mia zona.
Nel girovagare ho visto anche due top runner di colore uscire sconsolati dalla tenda del soccorso, mesti, doloranti. Sinceramente li ho guardati e un po' mi hanno fatto tenerezza, le gazzelle ferite che cercano di tornare velocemente nella zona dell'arrivo con le loro gambe lunghe, magre e potenti immobilizzate e legnose.
Qui avrei dovuto capire che l'età avanza dal fatto che fino a 10 minuti prima del previsto cambio, ossia quando mi sono preparato e quindi ho visto il pettorale, ero fermamente convinto di essere tra i 501 e 600. Lo sguardo sul pettorale mi riporta alla realtà: 353! Cazzo! ecco perchè nella gabbia non ho visto Donata.
L'attesa è stata interessante, mi sono rifugiato in una cabina, non gabina come pensano i leghisti, telefonica - ho scoperto a cosa servono ancora - per ripararmi dall'acqua, quando una ragazza chiede, ed ottiene, ospitalità. Chiacchierando del più e del meno scopro che è la quarta frazionista della staffetta di Emilano e non solo scopro anche che lavora con Emiliano. Strane cose avvengono nelle giornate di pioggia.
Alla fine arriva anche il mio turno, arriva Ale, con i runners dell'Abbraccio: Fabrizio, Simona, Iron, etc mi passa il chip dicendomi che la sua tappa è volata correndo con loro. "Seguili vanno piano a 5.50" mi dice, ma io a 5.50 non riesco ad andare e lo so, quindi passo mio e in silenzio parto.
Ho deciso di correre senza musica, facendomi accompagnare dal rumore della pioggia e dei miei passi. Partenza veloce, avevo freddo, poi rinsavisco e rallento il ritmo. Già da subito mi rendo conto che non è la mia giornata fortunata, sento le gambe pesanti che faticano a imporre cambi di ritmo, l'unica cosa in cui riesco bene. 
Avevo come obiettivo di correre quegli 8 km in 50 minuti, scopro strada facendo che i km non sarebbero stati 8 ma 9, o almeno, lo realizzo dopo guardando il Garmin, per strada mi rendo conto solo che qualcosa nei conti non funziona. Ormai con la tabella della testa sballata, corro per quel che posso cercando di non pensare alle gambe pesanti. Sul percorso Trovo GioGio Cardella che decide di accompagnarmi e starmi a fianco fino all'arrivo, è stata una bella presenza. Mi spiace solo che quando corro sono ancora più rustico che quando non corro e quindi chiacchiero ancora meno.
Sboffocchiando e con le gambe dure come il marmo arrivo alla fine: ci ho messo 1.01.28, tempo ufficiale TDS, che questa volta coincide perfettamente con il tempo del mio Garmin.
Fin qui la cronaca di una bella giornata, rovinata solo dalla pioggia. Per il resto ho corso bene sotto la pioggia, per me era la prima volta, non ho mai corso sotto la pioggia. Ho apprezzato molto le lenti a contatto, utilissime.
Ora che è passato qualche giorno posso fare qualche considerazione a mente fredda, o forse è meglio di no. 
A volte è strano, si scivono sul blogo delle cose, come una volta si scrivevano sul diario segreto o sul diario di scuola. Cose che rappresentano i sentimenti che si provano, spesso si scrivono cose che tanto sai già non saranno condivise da nessuno, ma lo fai lo stesso. E' uno sfogo, un modo per esternalizzare i problemi o gli stati d'animo, forse solo una scaramanzia o ancor più semplicemente il bisogno del nostro animo di sfogarsi, di "buttare fuori", per riordinare le proprie idee.
In questi giorni ho preso coscienza di alcune cose, piacevoli e non. 
La prima è che "lo scazzo per la corsa" - come lo chiama Ale - in realtà non c'è: se lei può correre al suo passo e con amici felici si diverte e le piace ancora molto. Dovrebbe solamente "divorziare" dalla sua ostinata idea di correre assieme a me.
La seconda è che non ho nelle gambe lunghe distanze e che, come ci si aspettava, il lavoro che stiamo facendo per far recuperare forza e capacità di ammortizzare (pliometria) alla "gamba matta" non danno la giusta elasticità muscolare per correre.
La terza che non bisogna stare a gambe ferme per 4 giorni prima di una corsa.
La quarta è che bisogna dare i giusti tempi e le giuste priorità e che in questo momento, sulla scia di un inspiegato ottimismo, ho fatto il "passo più lungo della gamba", troppe corse, troppo lunghe, troppo vicine. Avrei dovuto mettere più attenzione nella scelta e nelle mie capacità che sono quelle che sono, indipendentemente dalla gamba. 
Ha ragione Peppe quando incita Ale, la sprona e, le fa capire, che deve staccarsi per spingere di più e che stare al mio fianco - correndo - non è cosa per lei.
E' stato un test, una giornata, avrei preferito il caldo alla pioggia, ma va bene uguale. Ora vorrei solo che la spugna dentro il ginocchio se ne vada, che io possa riprendere la capacità di salire "i pioli delle scale" correttamente e senza contorcermi, ma credo ci vorrà ancora un bel po' di tempo. Spero solo che non debba stare lontano per molto anche dalle mie montagne. 

domenica 18 marzo 2012

Scarpa d'oro 2012

Tutto doveva partire la settimana scorsa, quando come dei naufraghi disperati arrivammo nella città di Parigi per correre, problemi importanti hanno impedito il mio svolgimento della corsa, credo che assistere la persona con cui si è deciso di passare tutto o una parte del percorso della vita sia più importante di correre una corsa, bella che essa sia. Al ritorno da Parigi il mio tendine rotuleo ha iniziato ha fare le bizze e ha imposto uno stop forzato alle attività di corsa per tutte e due le settimane, sono arrivato a Vigevano sabato, per il ritiro pettorali, con Ale e due delle persone a cui voglio più bene, con il ginocchio ovattato e infastidito per ogni movimento "non canonico". Questa sensazione la conosco bene, ho imparato a conoscerla a mie spese durante questi mesi maledetti, ma la mia decisione è stata di correre lo stesso. Le scommesse per il mio caso erano sul kilometro a cui mi sarei fermato. 
La scarpa d'oro è la corsa che si corre, da sempre, nella mia città Vigevano. Sono nato, cresciuto a Vigevano, le vicissitudini esistenziali mi hanno fatto approdare a Cesano Boscone, ma un pochino la città lomellina è rimasta nel mio cuore, specie il suo centro storico che adoro. Ricordo la scarpa d'oro di 5 km con pochissimi corridori, si andava sempre in piazza, che per me che abitavo in periferia, estrema periferia, direi al bordo delle marcite, sembrava lontanissima e fighissima. Guardavo i top runner dell'epoca correre, l'atletica non è mai stato il mio sport, ma era sport e lo adoravamo.
Io non corro da tanto, sono arrivato qui con una preparazione inadeguata per affrontare 21km, troppo vicino l'infortunio e troppo poco tempo per recuperare, o meglio imparare, il gesto della corsa. Ho deciso comunque di correre e così è stato. 
A Parigi ero teso, emozionato e nervoso, ma non ho corso. Qui ero rilassato e sicuro che il ginocchio non mi avrebbe permesso più di 5 km. SUllo sparo parto e, stranamente, tutto sta andando bene, le gambe girano, il ginocchio non fa male e riesco a tenere un buon ritmo (per le mie codizioni attuali e generali, non dimentichiamo la pippitudine intrinseca). Faccio il giro in centro e me lo godo tutto, vedo i luoghi della mia vita passarmi davanti; lo strano è che io sto correndo, io considerato da molte persone (che fortunatamente ho perso per strada) sempre pigro e svogliato. Si imbocca via Madonna dei Sette Dolori per ritornare allo stadio e rivedo "il Cavallino" - ora bar Dante - dove andavo a lezione di chitarra da un bizzarro vecchietto che solfeggiava a "plum", "plam", "plum", "plum". La chiesa con il suo oratorio dove ho preso la patente e si ritorna allo stadio. Le gambe continuano ad andare bene, girano bene, prendo il bivio per la 21 girando verso la periferia, i canali. Corro, ma all'ottavo chilometro arriva il primo acciacco, un dolore persistente al linguine destro che mi fa rallentare, ma va bene, sono solo un po' più lento, tutto gira bene. inizia il giro della campagna e rivedo, con piacere ed occhi nuovi la chiesa della Buccella, dove mi sono sposato, e appena prima la ex-casa della mia ex-moglie - dove ha vissuto fino al 1984, appena prima di fidanzarci - i bei cani Husky non ci sono più.
Al quindicesimo chilometro - purtroppo - cominciano i cazzi, quelli veri, il ginocchio comincia a regalarmi delle fitte abbastanza forti in appoggio accompagnato da una stanchezza generica sulle gambe e male alle caviglie. Lo so, sono al mio limite, mai corsi più di 15/16 km e una volta sola 15 giorni prima. Rallento e rallentando avviene il dramma, sotto una certa velocità la biomeccanica della mia gamba si altera e l'appoggio si appesantisce, questo aumenta ancor di più il male, dovrei accelerare, lo so, ma non riesco le gambe sono cotte. Dopo qualche metro devo decidere di camminare, non avrei mai voluto, è stato difficile, ma inevitabile, a quel punto so che il continuo sarà un alternarsi cammino e piccola corsa dolorante. Pazienza. Comincia il calvario.
Ale è stata pazientemente al mio fianco, lei avrebbe potuto allungare da tempo, ma è stata li e io sento dentro un misto di felicità e tristezza; sono felice perchè è al mio fianco, ma nello stesso tempo triste perchè avrebbe potuto fare diversamente, fare una corsa vera; inoltre ho paura che il ritmo così abbassato le provochi un infortunio.
Devo resistere anche a un sacco di inviti a ritirarmi: prima l'ambulanza, poi un commissario di percorso, poi ancora un altro (seriamente preoccupato per la mia andatura), poi la stessa Ale che mi dice "fatti accompagnare". Oggi ho capito perchè molti pensano che io sia un testone. Alla fine a piccoli passi e piccolo troppo veniamo raggiunti dal Compa, bello vederlo con noi per un po', è sempre una sicurezza. Gli ultimi chilometri li facciamo con l'ambulanza e i commissari che riaprono le strade al nostro passaggio, al ventesimo l'ultimo invito per salire in ambulanza, che declino gentilmente (sfanculandolo nel cuore). Ormai  manca poco, e siamo in vista dello stadio, all'entrata vedo il commissario dell'ultimo invito che mi fa i complimenti, sono pur sempre un testone, ma soprattutto vedo Dario. Mi aspetta ha la bandiera in mano e corre con me questo giro di pista, io reggo IMMERITATAMENTE la bandiera che porterò al traguardo. Finisco ultimo, con un tempo ridicolo, stravolto e con parecchio dolore. Sono però felice. Non pensavo di riuscire, oggi, a correre questi 21km (bhe anche i 97 metri) ma ce l'ho fatta. Sono arrivato ultimo, non posso che migliorare o confermare alla prossima mezza, dove spero di arrivare più felice. 
Nel pomeriggio mi arrivano le congratulazioni di Alessandro, il mio PT, dove mi dice che non si aspettava riuscissi a finire (per via dei problemi in settimana) e che i prossimi due giorni saranno la cartina di tornasole per il ginocchio. Alla fine, oggi il ginocchio non s'è gonfiato e non mi ha fatto male: è un buon inizio.
Sul traguardo ho trovato Donata che mi ha stretto in un abbraccio, ero troppo stravolto e dolorante per gustarlo sul posto, ma nel pomeriggio ho ripensato a questo momento e mi ha reso felice, anche se, alla fine sono pur sempre arrivato ultimo.
Oggi vedo Ale contenta e sorridente, posso ricordare Dario e Donata - a cui voglio tanto bene - sperando che gli occhi fissi di Ale mentre sviene possano finalmente andare nel dimenticatoio. 
Giornata dalla forti emozioni, nella mia città natale, che strano, negli ultimi anni della mia vita era diventato un luogo di tristezza e "morte".
Domani è un altro giorno, ma so che potrò riprovarci seriamente.

mercoledì 29 febbraio 2012

Io ho già vinto

Eccomi qui sul divano di casa ad attendere di andare alla partita di Marinz, sarà sicuramente una bella serata, passata con amici simpatici e a cui voglio bene assieme alla mia Ale. Guardavo le foto di Mauro e il mio pensiero non può che andare a lui, alla sua lotta ed io, per mille motivi, non posso che essergli vicino con il cuore. Questa settimana, a parte le andature di domani, non c'è corsa nel mio allenamento, ma solo riposo, riposo per riprendere gli acciacchi al tendine rotuleo che sono arrivati - come previsto - con il superamento dei 15 km, bella settimana di ozio ed ingrasso. 
Stamattina ho parlato con Skype con una bella signora e le ho comunicato una mia intenzione per domenica e per tutto quello che ho fatto fino ad ora. 
Pensavo anche sulla mia personalissima raccolta di fondi, su un portale estero, per una associazione internazionale. Sono arrivato ad oggi a 270 UK£, una cifra inaspettata. 
Ecco che ero qui tranquillo quando ho capito una cosa importante, anzi importantissima! 

IO HO GIA' VINTO!!

Indipendentemente da come andrà domenica, io ho già vinto, ho deciso di correre, pensando seriamente di farcela, 21km a meno di un anno da un intervento importante al ginocchio sinistro, ho deciso di raccogliere fondi per MSF ed i miei amici hanno donato 270 sterline, ho deciso di donare questa cifra ad un amico che non c'è più e, nel caso finirò, dedicherò a lui il mio P.B. eh già, perchè il bello della prima, è che sicuramente è una best time. :-)
Stamattina ho parlato con Teresa, i fondi raccolti per MSF diventano una donazione in memoria di Celestino Magri, vecchio amico silente, scomparso - troppo giovane - nel periodo di Natale 2011.
Penso e ripenso e scopro sempre più che io ho già vinto, questa esperienza mi ha insegnato che molte persone mi vogliono bene, che c'è ancora bontà in questo mondo, e fino a che ci sono i marziani questo mondo non potrà essere distrutto, come accadde per Sodoma e Gomorra nella Bibbia. 
E' stato bello fissare questi obiettivi, ora sta a me non deludervi e sicuramente non vi deluderò. 

Finire la mia mezza? non posso assicurarlo, ma posso assicurare che metterò tutto me stesso, tutte le mie forze e tutto il mio cuore nel portare a casa quei 21km.
Purtroppo le mie condizioni atletiche attuali mi fanno prevedere un tempo gara sulle 2:50; molti inorridiranno, ma tant'è, e di più non posso pretendere, ma il mio obiettivo è già raggiunto, il resto è divertimento e grasso che cola, purtroppo solo metaforicamente.

Ci vediamo a Parigi nella città meravigliosa, dove sarò vestito da pirla con le scarpette a far finta di essere un runner.


venerdì 24 febbraio 2012

Oggi inizia l'ultimo week-end prima di domenica 4 marzo 2012, domenica che sancirà il mio debutto nel primo serio tentativo di conquistare 21 km di corsa. Ho deciso di raccogliere fondi, attraverso justgiving.com, per aiutare MSF UK nella loro missione umanitaria.
Per molti di voi la mezza si fa in scioltezza, ma per me non è così, corro da poco e il gesto della corsa - per molti motivi - non mi è mai appartenuto veramente, ho deciso di iniziare con questo sport, vedevo, e vedo ancora, la possibilità di realizzare me stesso proprio attraverso a queste deboli e poco ampie falcate. Quindi colgo l'occasione per ringraziare tutti voi, ho raccolto molto più di quello che mi aspettavo, più di 10 UK£ per km, sono felice. Certo, se nel corso della settimana qualche altro amico mi aiutasse, ne sarei davvero felice.
Grazie!

http://www.justgiving.com/Biscottino

mercoledì 25 gennaio 2012

Cortina - Dobbiaco

Il 16 giugno 1967 nascevo nell'ospedale civile di Vigevano, pesavo quattro chili ed un etto, stavo disteso nel letto nella classica posizione dei forzuti. In quei giorni, a mia insaputa, spezzai il cuore di mia mamma, che nei lunghi nove mesi ha "guagiato" (lavorato ai ferri n.d.r.), come dice lei, per preparare con tanta cura i vestitini e le scarpine che, però, erano piccole.
Nel 1978 me ne stavo tranquillamente appollaiato sul balcone della capanna Regina Margherita a 4559 metri sul livello del mare nel cuore del monte Rosa con mio papà, saliva all'epoca per la sua terza volta, guardando appoggiato ad un parapetto, ancora non completamente terminato, il versante svizzero della punta Gnifetti.
Nel 1982 i metri sul mare scesero di parecchio e stavo nel policlinico san Matteo nel reparto di ematologia e molti medici facendomi cose atroci cercavano di sconfiggere il linfoma che nel frattempo aveva gonfiato il mio collo. Da quell'anno iniziò il lento declino.
Nel 1985 trovavo "la morosa", come si dice dalle mie parti. Una brava ragazza, storia già poco romantica, ma io ero molto giovane e anche molto inesperto "di cose di donne".
Nel 1988 inizio a lavorare e ricordo ancora bene la prima busta paga, ritirata nell'ufficio della contabilità. Era una busta grigina sciita a macchina e contenente il mio primo stipendio. Che bellezza, dire oggi quella cifra farebbe ridere, ma quel milione e trecentomila lire avevano per me il significato dell'indipendenza.
Nel 1995 avevo già cambiato 3 aziende e completamente il mio lavoro e il sei maggio mi sono sposato, con quella ragazza conosciuta nel 1985, il mio stipendio era cresciuto, non troppo, e lavoravo in una grande azienda.
Fin qui, purtroppo, la malattia contratta nel 1982 aveva tagliato ogni mia velleità sportiva, non sciavo più, non salivo più montagne (che sofferenza, quante lacrime amare mi è costata questa lontananza con quei giganti di granito), non giocavo più a basket, non correvo. La pigrizia, che è la regina delle spirali negative, mi aveva portato all'ozio.
Nel 2009 avevo cambiato altre tre aziende e mi resi conto che la vita che stavo vivendo era percepita come la vita di un altro, io la guardavo dall'alto, guardavo quella persona sconosciuta ogni giorno e mi dicevo sottovoce "che vita di merda". Il 9 ottobre 2009 ho conosciuto l'amore, quello con non solo la A maiuscola ma con tutte le lettere maiuscole.
Nel 2009 decisi di mettere fine alla vita noiosa e monotona di quella persona sconosciuta che guardavo dall'alto, allungai la mano e ORRORE scoprii che quella persona ero io, ma non riuscivo a riconoscermi, non riuscivo a capacitarmene di come tutto ciò fosse potuto accadere. Presi il piumino e tolsi la polvere. Purtroppo la polvere era molto radicata e questa operazione costò molta fatica e molto lavoro (anche molta difficoltà e dolore).
Oggi guardo le mail che mi manda il mio general manager e scopro di essere iscritto nell'ordine: mezza maratona di Parigi, mezza maratona di Vigevano, Midnatsalcazzo 2012 (Midnattsloppet a Stoccolma) la scarpa d'oro, alla Cortina - Dobiaco 30 km.
Cosa sta succedendo, sto veramente andando incontro alla reale possibilità di correre per 21 km o anche di più. Tutto ciò è impensabile ed assurdo, per rivedere un Andrea pigro, sempre stanco, con la testa proiettata solo sul lavoro non devo guardare troppo lontano.
Oggi più di ieri capisco che la mia vita per tanti anni non mi è appartenuta e che io non ero me stesso, certo per alcuni anni sono stato obbligato dalla mia condizione fisica, ma se guardo le mie giornate tipiche sono schifato.
Oggi è il 25 gennaio, quest'anno sono sopravvissuto al 22 e penso alla mia prima 21 che sarà il 4 marzo, troppo poco il tempo che mi divide da quella corsa e troppo pippa sono io per finirla, ma ci si prova... l'importante, alla fine, è divertirsi sempre e come ci mostra la foto, le immagini parlano più di mille parole, c'è ancora della strada prima del bosco.
Ora vi saluto, vado a studiare il percorso della mezza maratona di Parigi per vedere se c'è un buon ristorante per strada dove potermi fermare a bere una birra e mangiare un uovo sodo. Certe volte mi sembro proprio Maigret. A presto amici miei e grazie per la vostra amicizia.

domenica 22 gennaio 2012

22 gennaio 2012

Ops.

in un attimo, in un lampo è passato questo 22 gennaio. Ci sono nella Storia, ma anche solo nella piccola storia di ognuno di noi, date ricorrenti N E F A S T E!!

Per la Storia, con la A maiuscola, una delle date nefaste è sicuramente il 24 agosto, per la mia piccola storia, oltre ad aggiungere un fatto personale al 24 agosto, sicuramente è nefasto il 22 gennaio.

Allora partiamo dalla Storia, con la A maiuscola, il 24 agosto:

Per tradizione nel 79 eruttò il Vesuvio spazzando via Pompei
Nel 410 i Visigoti entrano a Roma
Nel 1572 per ordine di Re Carlo IX gli ugonotti vengono massacrati
Nel 1968 nasceva la mia Ex Moglie
Nel 1995 Microsoft (piccolomolle) immetteva sul mercato Windows 95

Per la storia, con la a minuscola, insomma quella squisitamente personale, una data nefasta, anche se mi gratto anche il 24 agosto, è il 22 gennaio:

Nel 1985 chiesi a quella che diventò nel 1995 mia moglie se voleva mettersi con me. Il fatto che mi abbia risposto con un si poco convinto il 29 gennaio avrebbe dovuto farmi presagire che qualcosa non andava
Nel 2011 un bambino di merda, che secondo me è stato bocciato, mi ha letteralmente "spaccato" il ginocchio.

Nel 2012 alla fine sto 22 gennaio non è andato poi male, anche se nel momento in cui scrivo non è ancora terminato.

Ci vediamo a Salamellando in quel di Abbiategrasso, io faccio la 800 mt :-)

lunedì 16 gennaio 2012

Libera la mente, lascia che le emozioni regolino la tua vita

Ero emozionato, come non accadeva da piccino, quando dovevo uscire per salire sui monti od andare a sciare. Ricordo che spesso, da piccolo, mi svegliavo durante la notte e senza fare rumore mi giravo e trattenevo il fiato per capire se stesse piovendo o nevicando; le due cose si annunciavano nel modo opposto, silenzio per la neve, crepitio per la pioggia. Come in quel periodo non stavo nella pelle pensando che avemmo dovuto correre la più importante, la più bella e anche la più difficile missione marziana. Erano sentimenti che da molto tempo non albergavano più nel mio cuore, che mi hanno riportato bambino. Ho scoperto, felicemente, in questi ultimi anni di vita che perché si possa godere della gioia della vita bisogna liberare la mente per fare in modo che si possa passare dal "mi piace" al fare, il passo è breve, brevissimo, basta solo liberarsi un po' della ruggine che ci circonda e, soprattutto, ridiventare bambini. Quando Fabrizio ha chiesto se ci fossero persone disposte a "pasturare" i 500 partecipanti di questa missione io ed Ale non abbiamo esitato un secondo, abbiamo lasciato che l'emozione di correre con gli amici per una buona causa regolasse una nostra domenica di vita. Poco importa se avessi male ad un polpaccio, per via della sessione intensa di skip, o se fossi stato stanco morto per via della sessione di shopping, vicino a Pavia secondo Facebook ma in P.zza Duomo a Milano secondo la vita vera. Ho deciso volontariamente di alzarmi alle 6.13 del mattino, con quattro gradi sotto allo zero, andare a gonfiare dei palloncini con l'elio e legarli alle transenne.
Che bello quando le emozioni ci guidano ancora, quando sorridiamo vedendo un fiume rosso che invade le strade del centro di Milano e quando urliamo, ci sbracciamo e "giochiamo", proprio come facevamo da piccoli, per costruire un numero umano, ma cosa dico umano, direi due volte umano: umano perché fatto di uomini ed umano perché serve per aiutare altri umani.



4 5 5 0 2 Lo abbiamo urlato per una intera domenica, è divenuto un numero, ma pensiamo a questo numero ed al suo intenso significato. 45502 è come "Mi piace" resta un numero asettico se non facciamo un passo in più, comporlo. Ma cosa accade quando coi nostri telefonini personali abbiamo composto 45502, abbiamo donato ad un bambino un sorriso. Che ne dite, sono spesi meglio 2 EU per un sorriso oppure per un cappuccino al Bar? io non ho dubbi per un sorriso.
Fino a qui la cronaca di una normale domenica speciale, fatta di corsa, di offerte, di solidarietà, ma cosa delle foto che ci mostrano il fiume umano rosso? bellissime! Forse questa domenica è un miracolo che non si ripeterà (io spero di no), forse alla prossima ci ritroviamo solo tra di noi (non credo) ma comunque il miracolo è avvenuto e questo è quello che conta. E' come il primo passo da bambini una volta fatto non se lo si scorda più e passo dopo passo c'è chi arriva a salire su un 4000, chi su un 8000 e chi a correre una maratona.
Nel mio piccolo avevo invitato qualche amico, molti non sono potuti venire, chi aveva impegni, chi era in Oman (beata lei!!) e chi semplicemente non ne aveva voglia. Alcuni sono venuti e il mio cuore si è riempito di gioia a vederli apparire piano piano, cercarmi con lo sguardo e rivederli felici alla fine di questa splendida missione.
Ci vuole amore per svegliarsi al mattino, con il gelo e venire in centro a Milano per correre una manifestazione per solidarietà.
Un grazie speciale ai miei amici che hanno colto il mio invito.


Grazie Simona, Linda, Silvia, Max, Elisabetta, Lorenzino e Stefano! grazie di aver raccolto il mio invito e aver contribuito, con il vostro cuore grande, alla riuscita di questa missione per Theodora, spero di rivedervi ancora, felici e di corsa.


La città era in festa, ma Milano è sempre Milano e quindi non può certo godersi un giorno di festa senza rovinarla e così la piccola macchia triste nella gioia di questa giornata, pochi giorni prima nella città è stato commesso un crimine efferato, un nostro amico vigile ha perso la vita durante il lavoro, si chiamava Niccolò Savarino ed in sua memoria abbiamo corso vistati a lutto. Personalmente una morte inutile quanto stupida ancora più stupida delle morti quotidiane sul lavoro. A lui è andato il nostro pensiero, anche in una giornata di gioia come questa.


Per quanto mi riguarda non ero altro che un piccolo puntino rosso, obeso, che cercava di dare quanto poteva per far riuscire questo bellissimo carosello, ma oggi sono un puntino rosso obeso più felice di ieri, contento di aver contribuito.









sabato 7 gennaio 2012

Ricordi....

Giorno 7 febbraio 2011, avevo in mano un foglio che diceva così:

Normale aspetto del crociato posteriore. Lesione del crociato anteriore che appare ispessito e distaccato in modo probabilmente incompleto dal femore. Lesione incompleta del legamento collaterale laterale. Ispessimento dell'apparato capsulolegamentoso posterolaterale. Edema contusivo della spongiosa del versante posteriore del piatto tibiale laterale e della zona di carico del condilo femorale esterno. Modesta deformazione dello spigolo posteriore del piatto tibiale laterale. Non sono visibili lesioni del menisco laterale né del menisco mediale. Versamento articolare di discreta entità.

Insomma, non che fosse proprio simpatico, leggendolo si capiva benissimo: un casino.
Fortunatamente però c'era una imperfezione, il menisco laterale era lesionato.
Ora posso riderci sopra, m'è costato più o meno un anno di stop.

Ben arrivato 2012

venerdì 6 gennaio 2012

Il 2011, addio

Il 2011, che anno! 
Tante cose sono successe e tante cose non sono successe. Il 2011 è iniziato sugli sci, finalmente ho rimesso i miei adorati sci dopo tantissimi anni di inattività ed ho portato anche Ale a sciare, dopo qualche lezione teorica e piccoli affinamenti è riuscita a fare i suoi traversi a sci uniti con curva a spazzaneve, che bello rivedere la neve, il ghiaccio sul volto, il freddo e zigzagare per le piste innevate. Purtroppo la situazione ci ha fatto sciare solo su piste molto frequentate e quel silenzio irreale, dato dalla neve, e rotto solo dalle proprie lamine non sono riuscito a ritrovarlo, ma lo ricordo bene è ancora ben presente nelle mie orecchie.
Questa giornata però si è conclusa con una piccola e stupida caduta, manco sciando, che ha segnato poi tutto il corso del 2011. 
Era il 22 gennaio.
Questo giorno il mio ginocchio sinistro si è stufato di rimanere senza legamento crociato e mi ha mandato un segnale chiaro, graffiando irrimediabilmente i menisco laterale, che voleva essere riparato. Allora dopo un po' di visite e una attenta meditazione durata un 5, 10 minuti al massimi si è deciso per intervenire, ricostruire i crociato e riparare questo menisco. Un unico cruccio le mie corse, piccoli eventi stupidi che fanno gioia. Avevo già in programma tre corse a cui tenevo parecchio: Stramilano con i miei nipoti, MCM a staffetta con Marinz, Ale e Davide, Middnatsalcazzo a Stoccolma.
Consultato l'ortopedico fissiamo l'intervento per il 18 aprile che mi permette così di pensare a recuperare per la Stramilano e la MCM, ma poche possibilità per la Middnatsalcazzo.


Alla fine un po' di impegno, un po' di fortuna ed eccomi schierato - in ritardo grazie a mia sorella - alla Stramilano 2011 con Ale, i miei nipoti (A ed E) e mia sorella. Mi sono corso questi 5 km alla grande, divertendomi, senza nessun assillo se non non perdere i bambini nel casino. Pochi giorni dopo eccomi anche alla MCM a correre la mia tappa di 7 km, l'ultima, raggiungendo in P.zza Castello i miei compagni della staffetta.

Mi spiace solo che la mia tappa è stata la più lenta, ma io sono già goffo e impacciato di mio quando sono sano, quando sono rotto è ancora peggio. Mi piacerebbe dire ai miei compagni quest'anno andrà meglio, ma sempre lento sarò.
Ci sono state però anche le cose che non ci sono state.
Molte missioni marziane saltate per via della gamba, molte corse non fatte, molti obiettivi non raggiunti.
E in questi frangenti capisci che quando ti devi fermare non hai alcuna alternativa che non stare a guardare, guardare i tuoi amici, la persona che ami. E' stano, è strano come cerchi di spiegare ciò che si prova, ma non riesci, non riesci proprio. Tu racconti del tuo disagio, della stranezza, ma loro non riescono a capire, giustamente drogati ed inebriati del momento. Faccio mio le parole di oggi di Antonio Capasso "...dopo ogni gara che seguo l'unico rimpianto è di non averla corsa!!" 
E così per un bel po' l'anno è stato un grande rimpianto, ci sono stati momenti anche molto difficili, momenti in cui la rotta si era smarrita. Poi però la calma dopo la tempesta, ha riportato la mia grande nave sulla sua giusta rotta. 
E così oggi posso guardare a questo anno come ad un anno meraviglioso. 
L'infortunio mi ha obbligato a guardarmi, a guardare l'insieme muscolo scheletrico del mio corpo, un tempo  giovane, forte ed atletico, ma mi ha obbligato a guardare che troppi anni di stop e poche malattie, ma gravi, lo hanno leggermente stortato. Il recupero mi ha permesso di iniziare a lavorare proprio su questo e nel farmi diventare leggermente migliore. Oggi sono in equilibrio come un tempo, corro meglio, ho corretto i problemi ai piedi e posso pensare seriamente a pormi degli obiettivi per l'anno che verrà. Il 2011 ha visto anche la chiusura della mia vicenda legale legata alla separazione, ormai tutto è finito, non c'è più nulla da dividere, non c'è più nulla da spartire e quindi da farsi "rubare".
Dimenticavo, il 13 agosto alla fine alla Midnatsalcazzo ci sono andato e l'ho anche finita, in molti pezzi non ho potuto correre; le salite, ma soprattutto le discese, erano per la mia gamba proibitive e dolorose di corsa. Ho fatto un tempo pessimo, da vergogna, ma chi se ne importa il mio sogno di riprendere a correre si era avverato e per un attimo, per un momento, ho pensato di essere un atleta anch'io. Al traguardo ho trovato Peppe, amico fidato e al quale voglio un sacco di bene, che mi aspettava. Quanta gioia a vederlo li che mi urlava (sicuramente qualche cazzata).
Dal 2012 non posso chiedere nulla di più di ciò che ho avuto nel 2011.