Biscottino è il nome che mi sono dato da fotografo, con questo nome corro coi Podisti da Marte. Andrea è il nome che porto nella vita, vita che con me è stata gentile mi ha dato amaro e dolce, luci ed ombre, amore ed odio.

giovedì 26 aprile 2012

Sarebbe più semplice, ma ...

E' un brutto periodo per me ed il mio ego, anche se ormai è rilegato nel polveroso ed inutile indice di un libro dozzinale di pessima scrittura, è un po' frustrato. 
Guardavo oggi le foto di maggio 2011 quando erano ancora evidenti i buchi lasciati dall'artroscopia ed il gonfiore al ginocchio. 
Che palle, direte tutti voi, sempre con questo ginocchio.
In realtà il fracasso del mio ginocchio è stato un evento che ha segnato tutto il 2011 e sta segnando anche il 2012, è passato 1 anno e 8 giorni dal giorno dell'intervento, sapevo che non era una passeggiata e che il recupero sarebbe stato difficile. Ho commesso degli errori? sicuramente! ma chi non ne commette. Ho commesso l'errore di voler correre, correre a tutti i costi, di sottovalutare il tempo che passava e la gamba che non si ingrossava, ho commesso l'errore di voler tornare "nuovo". Nuovo non tornerò, si sa, ogni infortunio lascia comunque un segno, nel mio caso l'infortunio è arrivato in una fascia di età non più reattiva dal punto di vista della crescita muscolare ed a questo devo aggiungere una serie di lacune preesistenti sul mio fisico che, oggi, ho deciso di recuperare.
Succede così che oggi mi guardo e vedo che la mia camminata è meno dinoccolata di prima, che tutto sommato la corsa, anche se lenta e debole, è più fluida, la mia gamba sinistra oggi lavora come la mia gamba destra, l'equilibrio è migliorato, insomma, alla fine è stato come ricominciare.
Ricominciare è brutto e duro, ricominciare vuol dire ripartire da zero, vuol dire che ciò che eravamo non lo siamo più. 
Il 18 aprile 2011 entravo in ospedale pieno di speranza sicuro che avrei recuperato un arto, già in difficoltà, in breve tempo, pensavo che la mia assenza fosse breve e che il ritorno sarebbe stato fulmineo e più performante di prima. Sono entrato in ospedale con la capacità di correre costantemente per circa 10 km al mio passo naturale sui 5.50 min/km, pensavo che in un istante la sistemazione di un crociato rotto da anni mi avrebbe portato a ripartire da 5.50, non è stato così. Tendenzialmente io ho le cosce grosse, robuste e muscolose da sempre, si vede fin dai filmati in super otto di quando ero bambino e camminavo col costume al mare, il 19 aprile 2011 mi guardavo la gamba, avvolta in una calza bianca e vedevo l'osso della coscia come avviene quando guardiamo le cosce di pollo del supermercato. Il 20 aprile con uno sforzo sovraumano riuscivo a malapena ad alzare di un dito il tallone del piede in isometria, io che fino al 17 aprile facevo circa un centinaio di alzate, in vario modo e titolo, in isometria. Il 17 aprile la mia coscia era come il marmo (turgida e nodosa, avrebbe detto SuperSex - ricordi di adolescenza), il 19 aprile era gelatina bloccata, non riuscivo a piegarla e nella rotula sentivo un dolore mai provato prima, forte, intenso, inevitabile, un dolore che ti chiudeva la gola, il dolore osseo del tunnel. Nei giorni seguenti piano piano sono riuscito a costruire piccole serie di isometria, 10 ogni ora, piccole serie per i glutei, 5 ogni ora, sudavo e facevo fatica, la gamba faceva male. Ero ancora un fiore ottimista. Ho lottato, litigato, ho messo duro lavoro: volevo partecipare alla Midnattsloppet il 18 agosto. L'ho fatto, un pezzo corsa, un pezzo camminata, ma c'ero.
Avevo un sogno correre la mia prima mezza con la prima mezza di Ale, il sogno si è infranto in una giornata di novembre con l'Alpin cup, quando Ale ha scelto Peppe per condividere il suo sogno. Pazienza. Poi è arrivata la mezza di Vigevano, la scarpa d'Oro, bellissima corsa, con una organizzazione degna di lode, anche li il sogno di una mezza, il sogno di un recupero ha iniziato a vacillare niente corsa e niente muro per il sottoscritto, zoppicavo, correvo rigido un fastidioso male al piede destro e alla caviglia sinistra mi torturava e si sommava ad un dolore intenso nel ginocchio "matto". La scarpa d'Oro è stata sicuramente un'esperienza, esperienza che mi ha fatto comunque capire che non è tempo e non è ora. 
Ale alla MCM si è divertita, molto, divertita perchè ha corso, nel termine corretto, ha corso per lei, per la sua andatura: "... ho corso con loro, affiancati, vanno piano 5.50". Io non riuscivo a farne 6.40: 1 minuto in più al km, un'eternità! Poi Genova dove Ale finalmente vola e chiude sotto le 2 ore.
Qualcosa si è rotto.
Oggi è stato per me giorno 2, giorno 2 è caratterizzato da correre mezz'ora il 15% più rapido del passo tenuto nei migliori 10 km della domenica. Oggi sono uscito, dopo il riscaldamento ad andature (per alzare il battito, devo correre partendo già in alto) ho corso un po' meno di 30 minuti, ma ho corso più di tre km, ho corso d'istinto e ho ritrovato il mio passo 5.50, così naturalmente senza forzare le gambe; ora il problema è il mantenerlo nel tempo, ma per quello si lavora. Le gambe finalmente ammortizzano, tutte e due, reagiscono, tutte e due, e la testa è libera, la testa oggi lasciava appoggiare i piedi senza controllarli, senza pensare. Lasciava che tutta quella impalcatura che abbiamo costruito in un anno e passa (compresi i plantari ortopedici) lavorasse al meglio, ai polpacci, massacrati in giorno 3, lasciava la spinta, lasciava che spingessero anche le dita dei piedi. Oggi tutto iniziava a girare come deve girare. Ma qualcosa s'è rotto.

Questo è un nodo Marchard, anche se molto poco nobilmente realizzato sulla gamba del mio ferro da stiro, per chi non è avvezzo ai nodi, questo nodo, realizzato nella versione monodirezionale (come nella foto), permette all'asola di scorrere in un solo senso. Anche io ho bisogno oggi del mio Marchard, ho bisogno anche io di essere sostenuto dal mio nodo che impedisca al sottoscritto di scivolare verso il basso, di cadere. Il bello del non è che chi ne ha bisogno è lo stesso che deve realizzarlo, e quindi, alla fine, si è nell'operato delle proprie mani e delle proprie capacità. Io non sono bravo a fare nodi con la corda figuriamoci dei nodi nella vita, però è arrivato il momento di provarci e di avere un piccolo nodo su un cordino da 10 che mi permetta di risalire, con tranquillità. 
Nel mio precedente post un amico, sincero, scrisse "Ripartire e riorganizzare i propri obiettivi è un primo passo per un grande viaggio." il problema vero è riuscire a organizzare il nuovo viaggio conservando gli attuali compagni di viaggio, o almeno quelli importanti, e questa è la parte difficile.
Dove porterà il mio nuovo viaggio non mi è dato di saperlo in questo momento, sicuramente oggi devo pensare a molte cose, a come alcune decisioni non debbano pesare sulle passioni di Ale, che occupa il posto dei posti nel mio viaggio. Ad oggi ho solo deciso di disintossicarmi, di lasciare che i cronometri, le grandi corse, le maratone, le mezze maratone, le ripetute diventino un affare privato, ho deciso di non condividere più i tempi e di non vivere più di corsa. Non cancello Facebook perchè alla fine mi piace e ritornerò, ma semplicemente non lo leggerò per un po' (amici che leggete il blog, scusate l'assenza, ma sono sempre io ed ho una mail che tutti conoscete). Così come per un po' nessuna corsa.
Per questo motivo il 10 maggio non sarò alla missione marziana, non sarò Shilo, o Milo, al fianco di Ale, sarebbe più semplice dire ho un impegno, non posso venire, ma la verità è un altra, non ho voglia di venire, di essere circondato da quel modo di cronometri, ripetute e maratone che oggi mi fa male, sarebbe facile rinunciare a ciò che piace fare e agli amici con cui sto bene dicendo non posso, ma io voglio dire non voglio. Non ci sarò e sono felice, per questa volta, di non esserci.

Un Biscottino in riparazione.


3 commenti:

  1. Caro Biscottino, sei abbastanza marziano per sapere che i Podisti da Marte NON sono cronometri, ripetute e maratone. E' vero, ne fanno parte anche (ma non solo, per fortuna) persone che cronometri etc etc, ma non si viene alle missioni per fare competizione. Ma questo lo sai benissimo. La realtà è che tanti marziani poi parlano solo di quello. Rimane un po' deluso chi vorrebbe staccare la spina (come te), e chi (come me) vorrebbe che i marziani si concentrassero sulle nostre vere peculiarità (la solidarietà, il personal fund raising, l'integrazione, il coinvolgimento dei nuovi arrivati per trasferirgli i nostri valori). Le missioni sono la porta attraverso la quale possiamo fare entrare tante persone che hanno voglia di fare e di dare qualcosa agli altri. Sta a noi, ormai veterani, il compito di farlo. Oggi sono stato in due scuole dove è in corso il progetto "Sportivamente insieme", che noi finanzieremo con la missione giapponese. E' l'ora di educazione fisica in cui i ragazzi abili si allenano a basket e a calcetto con i disabili, per annullare ogni barriera fisica e relazionale. Siamo tutti diversi. Nessuno è uguale all'altro. Ma tutti possiamo comunicare. E' un progetto bellissimo. Ho parlato dei marziani a questi ragazzi che non ci avevano mai sentiti nominare e gli si sono aperti gli occhi. Molti di loro verranno. Non sanno neanche cosa sia un cronometro e una ripetuta (tranne quelli bocciati). Se tu non vieni alle missioni, togli energia ai marziani duri e puri. Questo, perchè tu lo sappia. Se tu non vuoi venire lo stesso, sappi che ho TANTE cose da farti fare in back office. Ne ho una lista lunga COSI'. Hai rotto il .... con il ginocchio e i 6'40" al minuto. Non è per questo che io ho bisogno di te. Non è per questo che i marziani esistono. Se non è chiaro ti faccio un disegno. Se mi impeno (ma non ho voglia) ti faccio anche una matrice. Vedi tu. Con affetto, il tuo capitano.

    RispondiElimina
  2. Caro Biscottino, appoggio il Capitano (.. e te lo dice uno che il cronometro e le ripetute non sà neanche cosa sono..) però fare quello che facciamo è molto di più per gli altri e per se stessi. Io quando ho voglia corro, quando ho fame mangio, quando mi scappa la faccio (.. non per milano…) ma sappi che noi siamo con te..SEMPRE…siamo uniti…SEMPRE anche se non si corre facciamo insieme del bene…SEMPRE. Fai quello che ritieni meglio per te ma non ti disintossicare da noi..MAI…e credo di parlare a nome di tutta Marte….
    A presto, l'ombrellone ti aspetta….Emi & Cora.

    RispondiElimina
  3. Non mi sembra che ci sia altro da dire che non è stato detto dal Capitano o da Emi... un conto sono le corse un conto è "essere marziani" anche se le cose si posso intrecciare. Personalmente può capitare che uno voglia sfidarsi e scoprire i propri limiti (fare un tempo decente su una mezza) o avere un sogno nel cassetto (correre una maratona) ma questo, sempre per me, deve essere fatto nell'ottica del piacere, come è un piacere per me giocare a basket, altrimenti si rischia di vedere solo il "proprio polso" e non il traguardo del viaggio che dicevo nel precedente commento e che tu hai citato.

    Ti porto solo l'esempio del basket: se lo facessi solo per vincere le partite avrei appeso le scarpette al chiodo da tempo, ma faccio parto di un gruppo, che ogni anno si trova, sa che farà fatica, e cerca di salvarsi per non retrocedere. Se si pensasse solo alla vittoria questo "gruppo" non esisterebbe. Lo stesso vale per i Marziani se fosse solo per fare il tempo allora non sarei diventato "marziano" perchè non ne avevo bisogno: avevo bisogno invece della voglia e della possibilità di raccogliere fondi e aiutare gli altri mettendo le mie energie in qualcosa di bello e positivo.

    Scusa la filippica ma quando mi hai citato mi sono sentito un po' in colpa per questa tua scelta di "escludere" anche i marziani da questo viaggio.

    Un sorriso

    RispondiElimina