Biscottino è il nome che mi sono dato da fotografo, con questo nome corro coi Podisti da Marte. Andrea è il nome che porto nella vita, vita che con me è stata gentile mi ha dato amaro e dolce, luci ed ombre, amore ed odio.

mercoledì 18 aprile 2012

MCM Relay 2012

Tutti gli anni arriva l'appuntamento con la Milano City Marathon, certo, in generale correre a Milano non è così coinvolgente come correre in altre città, Milano è fredda, scorbutica, caotica e nelle occasioni in cui al milanese medio si impedisce di fare la cosa che più ama fare, ossia andare in macchina ovunque, questo diventa veramente "scatenato". Così quest'anno una amministrazione cittadina, un filo più sensibile della precedente, ha deciso di proclamare la giornata della MCM, ma anche della Stramilano, "Domenica a piedi". Tutti felici, o quasi.
La scorsa edizione è stata caratterizzata da un caldo estivo prematuro, quella di quest'anno invece ha coinciso con l'arrivo del monsone di primavera. Ormai ogni anno assistiamo impotenti alla tropicalizzazione del nostro clima. Quindi una MCM sotto il segno del bagnato.
Il rito è sempre lo stesso: nella giornata precedente si ritirano i pettorali e si fanno due conti sugli orari previsti per il cambio, ci si saluta e tutti in attesa del D Day o Jour J.
Arriva così la mattina, ci siamo alzati, colazione abbondante, sguardo fuori dalla finestra: piove!
Ci si arma di coraggio, si disegnano le strategie per non utilizzare il deposito borse, riuscendo a stare coperti fino alla fine e riuscendo a cambiarsi subito. Si preparano gli zaini, io metto nel mio il cambio di Ale e lei nel suo il mio cambio. 
Usciamo.
Marino corre la prima tappa, Davide la seconda, Ale la terza ed io l'ultima.
Arriviamo verso le 10.30 in P.ta Venezia incontriamo Giulia, una collega, ed Emiliano Sacchi. Emiliano è sempre un mito, arriva fresco con ombrellone e pupazzetto di Cora al fianco. Beviamo un caffè. Nell'attesa vediamo Foianesi (che non ci vede) passare, fermarsi un attimo abbracciare la moglie e ripartire. Vediamo Laura di buon passo e rilassata, ho capito che avrebbe fatto un tempone. "Il Modesti" che non manchiamo di incitare. Alla fine, saluto Ale mi appresto, sotto la pioggia, a raggiungere Viale Papignano, che sarà la zona del mio cambio. Arrivo e continua a piovere, dopo aver girovagato per cercare un bagno - per fortuna trovato anche - vado verso la mia zona.
Nel girovagare ho visto anche due top runner di colore uscire sconsolati dalla tenda del soccorso, mesti, doloranti. Sinceramente li ho guardati e un po' mi hanno fatto tenerezza, le gazzelle ferite che cercano di tornare velocemente nella zona dell'arrivo con le loro gambe lunghe, magre e potenti immobilizzate e legnose.
Qui avrei dovuto capire che l'età avanza dal fatto che fino a 10 minuti prima del previsto cambio, ossia quando mi sono preparato e quindi ho visto il pettorale, ero fermamente convinto di essere tra i 501 e 600. Lo sguardo sul pettorale mi riporta alla realtà: 353! Cazzo! ecco perchè nella gabbia non ho visto Donata.
L'attesa è stata interessante, mi sono rifugiato in una cabina, non gabina come pensano i leghisti, telefonica - ho scoperto a cosa servono ancora - per ripararmi dall'acqua, quando una ragazza chiede, ed ottiene, ospitalità. Chiacchierando del più e del meno scopro che è la quarta frazionista della staffetta di Emilano e non solo scopro anche che lavora con Emiliano. Strane cose avvengono nelle giornate di pioggia.
Alla fine arriva anche il mio turno, arriva Ale, con i runners dell'Abbraccio: Fabrizio, Simona, Iron, etc mi passa il chip dicendomi che la sua tappa è volata correndo con loro. "Seguili vanno piano a 5.50" mi dice, ma io a 5.50 non riesco ad andare e lo so, quindi passo mio e in silenzio parto.
Ho deciso di correre senza musica, facendomi accompagnare dal rumore della pioggia e dei miei passi. Partenza veloce, avevo freddo, poi rinsavisco e rallento il ritmo. Già da subito mi rendo conto che non è la mia giornata fortunata, sento le gambe pesanti che faticano a imporre cambi di ritmo, l'unica cosa in cui riesco bene. 
Avevo come obiettivo di correre quegli 8 km in 50 minuti, scopro strada facendo che i km non sarebbero stati 8 ma 9, o almeno, lo realizzo dopo guardando il Garmin, per strada mi rendo conto solo che qualcosa nei conti non funziona. Ormai con la tabella della testa sballata, corro per quel che posso cercando di non pensare alle gambe pesanti. Sul percorso Trovo GioGio Cardella che decide di accompagnarmi e starmi a fianco fino all'arrivo, è stata una bella presenza. Mi spiace solo che quando corro sono ancora più rustico che quando non corro e quindi chiacchiero ancora meno.
Sboffocchiando e con le gambe dure come il marmo arrivo alla fine: ci ho messo 1.01.28, tempo ufficiale TDS, che questa volta coincide perfettamente con il tempo del mio Garmin.
Fin qui la cronaca di una bella giornata, rovinata solo dalla pioggia. Per il resto ho corso bene sotto la pioggia, per me era la prima volta, non ho mai corso sotto la pioggia. Ho apprezzato molto le lenti a contatto, utilissime.
Ora che è passato qualche giorno posso fare qualche considerazione a mente fredda, o forse è meglio di no. 
A volte è strano, si scivono sul blogo delle cose, come una volta si scrivevano sul diario segreto o sul diario di scuola. Cose che rappresentano i sentimenti che si provano, spesso si scrivono cose che tanto sai già non saranno condivise da nessuno, ma lo fai lo stesso. E' uno sfogo, un modo per esternalizzare i problemi o gli stati d'animo, forse solo una scaramanzia o ancor più semplicemente il bisogno del nostro animo di sfogarsi, di "buttare fuori", per riordinare le proprie idee.
In questi giorni ho preso coscienza di alcune cose, piacevoli e non. 
La prima è che "lo scazzo per la corsa" - come lo chiama Ale - in realtà non c'è: se lei può correre al suo passo e con amici felici si diverte e le piace ancora molto. Dovrebbe solamente "divorziare" dalla sua ostinata idea di correre assieme a me.
La seconda è che non ho nelle gambe lunghe distanze e che, come ci si aspettava, il lavoro che stiamo facendo per far recuperare forza e capacità di ammortizzare (pliometria) alla "gamba matta" non danno la giusta elasticità muscolare per correre.
La terza che non bisogna stare a gambe ferme per 4 giorni prima di una corsa.
La quarta è che bisogna dare i giusti tempi e le giuste priorità e che in questo momento, sulla scia di un inspiegato ottimismo, ho fatto il "passo più lungo della gamba", troppe corse, troppo lunghe, troppo vicine. Avrei dovuto mettere più attenzione nella scelta e nelle mie capacità che sono quelle che sono, indipendentemente dalla gamba. 
Ha ragione Peppe quando incita Ale, la sprona e, le fa capire, che deve staccarsi per spingere di più e che stare al mio fianco - correndo - non è cosa per lei.
E' stato un test, una giornata, avrei preferito il caldo alla pioggia, ma va bene uguale. Ora vorrei solo che la spugna dentro il ginocchio se ne vada, che io possa riprendere la capacità di salire "i pioli delle scale" correttamente e senza contorcermi, ma credo ci vorrà ancora un bel po' di tempo. Spero solo che non debba stare lontano per molto anche dalle mie montagne. 

1 commento:

  1. E' normale che non vi abbia visti: avevo occhi solo per mia moglie :)
    Complimenti per la staffetta !!!

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